Acchiappacolore Grey – Protezione Totale per i Tuoi Stereotipi

Anche oggi ci teniamo leggere e leggeri, con uno spot semplice e veloce che si assicura di dare una bella manina nel rendere ancora più unilaterale ed esclusiva la rappresentazione pubblicitaria. Il tema è il bucato. O meglio, la preservazione del colore del bucato. Vediamo un po’ come sceglie di presentarsi al pubblico l‘Acchiappacolore di Grey.

Silvia è assolutamente disperata. Quella sua maglietta fina rosa si è scolorita! Ma con entusiasmo sopraggiunge il narratore, che la invita a scegliere l’Acchiappacolore Grey, che assorbe colori dispersi e residui. Favoloso! Il prodotto è talmente eccezionale che Silvia diventa un’altra persona e la maglia diventa un’altra maglia. Parliamone.

Quanto vi sorprende che la figura protagonista di uno spot legato a un prodotto per il bucato sia di sesso femminile? Per niente? Che strano. Chissà, forse ha a che fare con il fatto che il 99,9% delle pubblicità analoghe presenta anch’esso solo donne. Quasi che si tratti di un’attività che solamente questi mistici esseri vulvodotati abbiano il potere di svolgere correttamente. Quasi che si tratti di un’attività che spetti a loro; che rientri nei loro compiti, per via di una sorta di innata predisposizione casalinga.

Come possiamo notare, sebbene lo spot duri meno di venti secondi, Grey ha scelto di inserire anche una seconda figura oltre alla nostra disperata casalinga Silvia (questa nuova pubblicità è, in realtà, una rivisitazione di quella risalente a due anni fa, che presentava solo la scena iniziale). La decisione è a mio avviso piuttosto curiosa per il modo in cui spezza la continuità narrativa e inserisce una seconda persona che non avrebbe ragione di essere lì. Sarebbe stato diverso e più immediatamente sensato, se fosse stata Silvia a mostrarsi soddisfatta del risultato ottenuto con l’uso dell’Acchiappacolore. Ma no.

Per via del fatto che questa seconda figura si limita a rimirarsi allo specchio mentre indossa una maglietta perfettamente rossa (sembra più interessata a come le stia la maglia, che al suo colore, tra l’altro), non posso neppure suggerire che sarebbe stato bene sostituirla con un uomo. Se l’avessero fatto, per congruenza di narrazione sarebbe venuto spontaneo interpretarlo come il marito di Silvia (se adulto) o come suo figlio (se più giovane) – e l’effetto sarebbe stato ancora peggiore. Un uomo come figura sarebbe stato eccellente se lo si fosse mostrato alle prese con il bucato e l’uso del prodotto Grey.

Grey
L’espressione di Silvia è la mia alla visione dello spot.

Questa seconda donna, invece, non si inserisce in alcun modo nella storia iniziale (non la si può leggere come figlia, perché non appare più giovane di Silvia) e crea dunque un vero e proprio secondo filo narrativo. Ci troviamo, quindi, con l’esperienza di una prima donna, disperata non avendo usato l’Acchiappacolore Grey e quella di una seconda donna, felice e soddisfatta dopo averlo usato.

Insomma, in pochissimi secondi è racchiuso un doppio colpo di comunicazione dell’utilizzo dell’Acchiappacolore Grey come attività “da donna”, perfettamente aderente agli stereotipi di genere.  Evitare di contribuire al rinforzo di forme di pensiero limitanti e dannose sarebbe facilissimo anche per Grey. Le due opzioni più facili da considerare sono l’utilizzo di una sola figura protagonista – di sesso maschile – e l’utilizzo di due figure protagonisteuna di sesso femminile e una di sesso maschile, ma entrambe occupate con il bucato e con l’utilizzo del prodotto. Lasciando Silvia disperata per la maglietta scolorita, potremmo poi avere Carletto che raccoglie i panni dalla lavatrice e si mostra felicissimo del risultato ottenuto. Et voilà, ecco che non si sta più comunicando la responsabilità delle faccende come esclusiva femminile.

Grey
“Quanto so magra, quanto sto carina. Cioè, volevo dì, la preservazione del rosso della maglietta è sopraffina.”

Lo spot Acchiappacolore Grey è da accantonare insieme alla quasi totalità degli altri dedicati a prodotti per il bucato, con cui condivide anche la decisione di integrare la presenza maschile unicamente sotto forma del solito noiosissimo narratore onnisciente che spiega il prodotto e come usarlo. Ecco che lasciamo che l’uomo eserciti il suo stereotipicamente supposto potere autoritario, senza abbassarsi a far cosine da donna. D’altro canto, la voce maschile è ritenuta ideale per prodotti genderizzati al maschile E al femminile. Quella femminile va bene solo per alcuni prodotti genderizzati esclusivamente al femminile – creme, trucchi, profumi, ecc. – Se lo spot di un’auto è narrato da una donna, possiamo star certe/i che l’uomo medio penserà automaticamente che non si rivolga a lui, che non sia di suo interesse e che l’auto sia da donna. Non è colpa di Uomo Medio™. È stato addestrato così. Siamo stati/e addestrati/e così. Va rimossa l’associazione esclusiva di autorità al maschile. Va normalizzata l’associazione di autorità al femminile (più in sintesi, l’autorità come qualità va neutralizzata – resa neutra rispetto al sesso).

Grey
La prossima volta userò l’Acchiappacolore Grey, così resterò un vero uomo1.

In ultimo, penso che sia importante menzionare che l’azienda non è nuova all’utilizzo di stereotipi di genere – e non solo nei modi più ampiamente normalizzati (come nel caso dello spot). Qualche mese fa, proprio per pubblicizzare l’Acchiappacolore, su Facebook Grey ha pubblicato questo video, che mostra un uomo dall’aspetto quanto più stereotipicamente mascolino possibile imbestialito perché il suo intimo si è scolorito ed è ora di un colore stereotipicamente femminile (rosa). Grazie a Grey potrà evitare questi terribili e degradanti incidenti, e risparmiarsi di mettere a repentaglio la sua fragile mascolinità. Aggiuntivamente e coerentemente, la comunicazione della pagina è per lo più rivolta esplicitamente alle donne (vedere qui, qui, qui, qui, per citare qualche post) e in generale è fan delle stereotipizzazioni (no, davvero…sono tremendi). Come possiamo notare in questo e altri casi, raramente le scelte di espressione e le mentalità che guidano le aziende si fermano a un solo mezzo di trasmissione. Permeano a fondo e si rispecchiano su più piani.

Se volete scrivere a Grey per suggerirle di provare a inserire personaggi di sesso maschile nei prossimi spot (con attenzione a evitare gli stereotipi), trovate i link in basso. Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot.


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:

  • CONTATTI: potete inviare messaggi a Grey compilando questo modulo (notare le due figure femminili nella home del sito).
  • FACEBOOK: potete inviare messaggi alla pagina del marchio.
  • YOUTUBE: potete commentare il video dello spot nel canale Donna D Amica Fidata (è quello a cui rimanda il sito ufficiale di Grey…Sì, anche questo ci dice qualcosa), nonché cliccare su Non mi Piace.
  • IAP: potete segnalare lo spot compilando il modulo presente in questa pagina.
  • Per discussione e invito al commento, potete fare affidamento sul gruppo Facebook La Pubblicità Sessista Offende Tutti.

1 Questa la aggiungo neppure per scrupolo, ma solo perché fa sempre bene ricordarlo: non esiste persona di sesso maschile che non sia un vero uomo!

Precedente Pasta Divella – Stereotipo Mediterraneo nel Mondo Successivo Hoover – Born Stereotyped