Per Aptamil Nutrire gli Infanti è Affare da Donna

Di cosa parliamo nell’articolo di oggi? Alimenti. Ancora. Ma stavolta si tratta di una tipologia particolare di alimenti: quella specifica per bambini. Il filone è vicino a quelle delle merendine, se vogliamo, ma al contempo è reso differente dal fatto che si tratti di un prodotto (del marchio Aptamil, in questo caso) dedicato agli infanti. Vediamo insieme lo spot!

La pubblicità si presenta mostrandoci la figura testimonial del Campione Olimpico (e papà) Massimiliano Rosolino che, con decisione, ci confessa di aver scelto Aptamil 3 per sua figlia. Qualche secondo, poi, è dedicato alla spiegazione dei benefici del latte crescita Aptamil e, infine, raggiungiamo il termine dello spot con Massimiliano che ci ricorda che il futuro dei bambini è nelle nostre mani.
Oh, lo so che l’avete notato perfettamente quel particolare dettaglio lì. Parliamone.

Il modo in cui lo spot si apre, ammetto, mi ha portata istintivamente a ben sperare. Non amo molto (per nessuna particolare ragione) la presenza di testimonial famosi, ma se deve servire Rosolino a far sì che possiamo vedere una pubblicità con un padre che si occupa attivamente della crescita di sua figlia, allora ben vengano i testimonial.

Peccato, però, che l’innovazione sia tutta, spudoratamente ed esclusivamente, di facciata. Sebbene sia Massimiliano a dirci di aver scelto il latte Aptamil e a parlarci di quanto il futuro dei bimbi sia nelle nostre mani, a occuparsi realmente della nutrizione dell’infante dello spot non è affatto lui. Chi è? Una donna, non meglio identificata (che ci interessa farlo? Abbiamo lo sponsor campione olimpico), che forse dovremmo intendere come la sua compagna o come, chissà, una figura rappresentativa della madre media intenta a svolgere le sue mansioni.

Non esiste alcuna motivazione ragionevole, sensata e logica per cui si sia scelto di evitare di percorrere la strada più saggia e progressista nel contesto di questo spot: mostrare Massimiliano Rosolino, seduto serenamente, che nutre sua figlia con il prodotto Aptamil pubblicizzato.

E invece no. Massimiliano, il padre, ci è dato di vederlo solo nei panni professionali del suo essere nuotatore, del suo essere campione olimpico. Non lo vediamo affatto rivestire il suo ruolo di padre, relazionarsi a sua figlia, darle da mangiare, tenerla in braccio, ecc.
Per quello si è dovuta chiamare in causa una donna. Avevamo già un protagonista per lo spot, che parla, si rivolge al pubblico e presenta il prodotto, eppure per questo compito, per nutrire il pupo, beh…c’era bisogno di chiamare in causa una donna. Ma guardate un po’…

Aptamil

Chiudete gli occhi, ponetevi con piena onestà e provate a immaginare un uomo che nutre un infante con un biberon. Con elevate probabilità noterete quanto quest’immagine vi sembri aliena, oscura, strana…magari qualcuno di voi proverà addirittura seria difficoltà anche solo a immaginarla. Forse scoprirete persino che in un angolo del vostro cervello si cela la credenza che un uomo, che il padre, sia inadatto o che sia per lui inappropriato sorreggere e nutrire un bambino o una bambina così piccoli (e che, invece, sia più giusto e naturale che a farlo sia una donna – la madre).

Non è mica colpa vostra, eh. Siamo stati “tutti” accuratamente cresciuti ed educati in modo tale da sviluppare questo tipo di idee e concezioni legate a bambini, maternità, paternità, ruolo materno e ruolo paterno. Qualcosa che non ci viene mostrato, che non viene rappresentato, e che quindi non possiamo abituarci a vedere e concepire, in un certo senso fallisce nel divenire parte integrante della realtà che siamo in grado di immaginare. È anche per questo che le rappresentazioni mediatiche sono cruciali, perché svolgono un ruolo nel creare, rinforzare o indebolire specifici immaginari, specifici stereotipi – elementi che influenzano il nostro modo di pensare e di vedere noi stessi e gli altri.

Prendi questa, Aptamil
Visto che per Aptamil è improponibile, ve lo mostro io un uomo che nutre un infante. Fa così paura distanziarsi dagli stereotipi?

Abbiamo bisogno di normalizzare l’immagine di uomini che si prendono cura di bambini e ragazzini. Abbiamo bisogno di scrollarci dalla mente le convinzioni relative ai ruoli e agli ambiti percepiti come appannaggio esclusivo o preponderantemente prioritario di uno o dell’altro sesso. E pubblicità come questa dell’Aptamil si danno da fare per portarci verso il capo opposto del percorso, per mantenerci ancorati a credenze stereotipate che fanno del male sia agli uomini che alle donne.

Prendi anche questa, Aptamil
E, visto che le pubblicità DETESTANO la varietà etnica, ecco a voi anche un meraviglioso padre nero.

Finché avrò tempo e spazio, che siano 100, 1000 o più, continuerò a racchiudere in questo blog le pubblicità che ripropongono e intensificano gli stereotipi, rendendone più difficoltoso lo sradicamento (necessario per il progresso sociale). Se la lettura di qualche articolo potrà stimolare all’osservazione più critica e consapevole degli spot per anche solo una persona, potrò dirmi soddisfatta.

Intanti, enorme bocciatura per Aptamil, che aveva tra le mani un’ottima occasione, completamente sprecata.


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:


 

Precedente Ehi, Supradyn, a Quando uno Scudo per gli Stereotipi? Successivo Parmigiano Reggiano, Tipicamente Italiano nel Suo Maschilismo