O il Pelo, o la Vita – Braun Silk-épil

Rimando la stesura di quest’articolo da circa un anno, da quando vidi per la prima volta lo spot che sto per mostrarvi, percependone con immediatezza la negatività del messaggio. Stavolta colgo la palla al balzo e non mi faccio scappare l’occasione, perché periodo più adatto di questo a parlare di spot sulla depilazione non ce n’è. Probabilmente non riuscirò a esprimere tutto ciò che desidero, ma ci proverò. Prima di tutto, però, guardiamo lo spot del Silk-épil di Braun.

La musica è intensa e cupa, mentre una giovane donna con abito nero cammina a piedi nudi, sale delle scale, mette il rossetto, controlla il cellulare e indossa scarpe con tacco. Ma mentre la mano scorre lentamente sul polpaccio, ecco che il mondo si ferma. No, non è il trailer di un film di fantascienza. Le stano ricrescendo i peli! I peli, capito? Se non l’avete capito, ve lo comunica l’allegra narratrice, che fa presente che i giorni tra una ceretta e l’altra mettono la nostra (nostra delle donne) vita in pausa. Dopo il batticuore di sconforto, la musica rilascia un tempo più andante mentre ci viene presentato il nuovo Silk-épil, in grado di rimuovere anche i pelazzi cortazzi che sfuggono alla ceretta. Lo spot si conclude con la protagonista che, finalmente senza peli, esce felice e soddisfatta dalla sua enorme e vuota casa. Parliamone.

Veniamo introdotti a una giovane donna, immersa in un ambiente ampio, vuoto e freddo.
Questa giovane donna ha un obiettivo: uscire di casa.
Non abbiamo indizi sulla meta, ma vediamo con chiarezza che le uniche attività preparative che la giovane si cura di eseguire sono le seguenti: camminare sorreggendo una bevanda, indossare un rossetto e una collana (che aveva in realtà già indosso nella prima scena), smanettare con il cellulare (unico altro oggetto presente sul tavolo con collana e rossetto) e mettere delle scarpe.

Quella che ci viene proposta ha poco della persona reale, così come l’ambiente in cui si muove ha poco di una casa reale.
Ma anche nell’irrealtà di questo mondo e di questa donna il pelo è uno spaventoso mostro da sconfiggere, il temibile boss che impedisce di passare al livello successivo: vivere.
Proprio così. Il messaggio comunicato dalla frase “I giorni tra una ceretta e l’altra mettono la tua vita in pausa” non lascia spazio a equivoci. Vivere con i peli non è possibile. Non si può. Non è un’opzione. È fuor di dubbio che la presenza di peli paralizzerà la vostra esistenza. Non potrete mettere il naso (le gambe) fuori casa se non dopo aver rimosso quei dannati pelazzi disgustosi.

Sono cortissimi e neppure si vedono? Fa niente. Si sentono! Li sentite. Sapete che ci sono. Dovete assolutamente rimuoverli. Eccovi quindi questo nuovissimo prodotto in grado di eliminare il più millesimale dei millimetri di pelo. E non preoccupatevi di irritazioni e altre sciocchezze che potrebbero insorgere! A seguire giungeranno consigli per l’acquisto di fantastiche e indispensabili creme lenitive che potrete applicare sulla vostra spettacolare pelle glabra. Sarete bellissime e liscissime. Non soffermatevi a pensare al tempo e al denaro impiegati. L’importante è che adesso il mondo sia pronto ad accogliervi e possiate finalmente sorridere alla vita.

C’è un concetto che va messo in chiaro immediatamente.
Convincere qualcuno che qualora non faccia una certa cosa non possa vivere (o non possa essere felice) è esplicita manifestazione di una dinamica di controllo. Nel merito della questione, se cerchiamo di convincere le donne che in presenza di peli non possono vivere o uscire di casa, stiamo cercando di esercitare controllo sulle donne e sulle loro vite. Quante donne conosciamo che provano disagio e rifiuto anche al sol pensiero di mostrarsi pubblicamente senza essersi depilate o addirittura senza essersi depilate perfettamente? La risposta ci racconta qualcosa relativamente al controllo di cui sopra.

Silk-épil
“Oh no. Il mio hair-dar sta percependo dei peli di 0,2 millimetri circa. Devo rimuoverli, o non potrò vivere!”

Come sappiamo (ma non mi stupirei se qualcuno avesse qualche dubbio) gli individui di sesso femminile della specie umana sono, per natura, dotati di peli corporei. Braccia, ascelle, gambe e pube, in particolare, sono ricoperti di peluria di densità, lunghezza e colore diversi che in alcuni casi possono anche essere presenti in quantità maggiore rispetto a taluni soggetti di sesso maschile. Per natura. La stessa natura per cui questi individui di sesso femminile sono solitamente dotati di seni, uteri, vulve e cellulite (che non è un difetto fisico, ma una caratteristica sessuale secondaria della donna, tramutata con successo in problema catastrofico da cui profittare). Via con un breve segmento storico.

Le prime occorrenze di depilazione – maschile e femminile – erano legate all’utilità e avevano zero correlazione con l’estetica. Ai tempi delle caverne i peli si congelavano con conseguenze dolorose e in altre società – compresa l’Egizia – ci si depilava prevalentemente per far fronte ai parassiti. Le civiltà e le culture si sono susseguite e con esse anche trend e standard legati alla depilazione per entrambi i sessi. Una volta ridottisi i rischi igienici, la pratica ha iniziato sempre più ad associarsi all’estetica – come forma di espressione di purezza e nobiltà, per esempio. I peli sulle gambe hanno smesso di essere considerati problematici per molti anni (nel Medioevo la chiesa chiedeva che fossero lasciati crescere, ma mai mostrati), ma sono tornati a esserlo sempre più mano a mano che si cementavano l’idealizzazione della donna come “altro dall’uomo” e l’associazione della peluria alla mascolinità (sì, anche questo è un pensiero condizionato). In America la standardizzazione della depilazione femminile si è portata avanti notevolmente con l’invenzione del bikini (1946 – più pelle scoperta = più potenziale profitto), mentre in Italia si è diffusa più lentamente e fino alla fine degli anni ’60, ossia circa un niente virgola cinque fa, i peli ascellari femminili erano considerati ancora perfettamente accettabili, e depilarsi non era norma.

Silk-épil
“Oh, no! Mi sono freezata. E mo come me le tolgo le ombre di pelo!? Finitela di riprendermi, che sennò si nota che la camera è della casa di Barbie!”

Eccoci al qui e all’ora, con la de-normalizzazione dei peli corporei giunta quasi con successo al pieno completamento, con variazioni per quanto concerne la depilazione delle braccia e quella maschile che, sebbene in alcune zone siano in via di standardizzazione, non sono comunque esplicitamente incoraggiate/imposte socialmente e dai media (finché non si alluderà all’impossibilità di vivere con i peli – cosa che ovviamente non mi auguro accada – la versione maschile della depilazione non sarà paragonabile a quello femminile). Questa condizione costituisce un problema. Lo dico e lo ribadisco pure. È un problema. E se non si comprende che è un problema, beh…quello è un altro problema ancora.

La natura problematica della depilazione non è intrinseca nella pratica in sé, ma è generata dall’elemento di standardizzazione che, avendo normalizzato come modello unico l’assenza di peli corporei sulle donne, ha automaticamente provocato la de-normalizzazione della presenza degli stessi, rendendo socialmente inaccettabile e rivestendo di una patina di spiacevolezza e bruttura una naturale parte del corpo femminile. Il modello è talmente unico che persino gli spot sulla depilazione non osano mostrare donne con peli (nei rari casi in cui si vedono peli, sono disegnati, mentre la modella è perfettamente depilata), per non parlare di giornali, film, telefilm e addirittura cataloghi di abbigliamento. Se una specie aliena osservasse gli umani tramite i media e non avesse modo di far esperienza della loro naturalezza estetica, ne uscirebbe convinta che le femmine siano prive di peli. Tutto concorre alla veicolazione di un immaginario unidirezionale per cui la donna o è glabra, o non è donna1.

La conseguenza di questo è che non basta non depilarsi se non si vuole farlo, come con una certa leggerezza gradisce pensare qualcuno. Perché? Perché essere una donna e scegliere di non rimuovere i propri peli comporta in modo invariabile delle conseguenze negative (di gradi e tipologia diversa a seconda dell’età e dei contesti che si frequentano) che, partendo da sguardi di disapprovazione o disgusto e passando per risate e battute – che qualcuno reputerà nulla di che, qualcosa che bisogna essere pronti ad affrontare (ehi, ma non era una semplice scelta? Qua pare un campo di battaglia) – possono arrivare persino al licenziamento da un posto di lavoro. Quello di non depilarsi, insomma, è ancora un atto quasi rivoluzionario, oltre che certamente sovversivo.

Eh sì, perché questi simpatici villi femminili dalla colorazione variabile li abbiamo resi inaccettabili, finanche indecenti, su scala sociale (ma una scelt—!). Così ci vengono comunicati sin da quando siamo piccoli e piccole e così, nostro malgrado, ci abituiamo a vederli. Dubito che qualcuno di noi pensi realmente, genuinamente e con piena onestà intellettuale che, in completa assenza di trend e condizionamenti in tal senso, gli individui si guarderebbero gli uni con gli altri con schifo e disapprovazione per via dei reciproci peli. Ma se non basta il buon senso a smentire l’ipotesi di implicita e aprioristica negatività della peluria, la diversificazione delle percezioni con il susseguirsi di civiltà e culture dovrebbe completare il quadro. Per la cronaca, anche attualmente ci sono paesi – alcuni dell’Asia dell’Est, per esempio – in cui la depilazione non è usanza. E no, la gente non passa il tempo a non vivere perché troppo impegnata a guardarsi con sdegno.

Silk-épil
“Ciao, amiche o chi per voi. Ho messo n’attimo la vita in pausa che c’ho un pelo di peli. Mo appena me li levo premo ‘avanti-veloce’ così arrivo senza troppo ritardo. Vabè? No, tranquille, mi so già truccata, sistemata i capelli, messa scarpe e vestitino e pure incollanata!”

So bene che si tratta di una questione delicata, ancor più perché tocca le nostre vite dalla tenera età, ma bisogna affrontare la verità del fatto che se fare la scelta contraria comporta inevitabili conseguenze negative, allora quella che si sta facendo non è una scelta davvero libera. Non può esserlo, checché ci piaccia pensare. Essendo cresciute e cresciuti in un contesto che invia precocemente uno specifico messaggio relativo ai peli femminili, non abbiamo la possibilità di sapere con reale certezza come percepiremmo i peli e cosa sceglieremmo di fare al riguardo se fossimo cresciute e cresciuti in un contesto neutro relativamente al tema.

Detto questo, è del tutto lecito continuare a fare qualcosa pur nella consapevolezza di farla in parte o del tutto in risposta alle aspettative sociali, così come va bene continuare ad avere determinate preferenze (e quindi eventualmente preferire sé o gli altri senza peli) pur nella consapevolezza che queste siano in parte o del tutto influenzate dai dettami socioculturali2.

Il mio desiderio non è quello di limitare, bensì quello di rimuovere la limitazione attualmente presente, rinforzata anche da comunicazioni come quella dello spot Braun (il negativo non è nel pubblicizzare un prodotto per la depilazione, è nel messaggio comunicato e nel ridurre il target al solo sesso femminile), che problematicizza la scelta di non disfarsi dei propri peli corporei, acuendo così la già gravosa pressione verso il conformismo.

Silk-épil
Da “se hai ascelle pelose hai motivo di essere in imbarazzo” a “se hai gambe pelose non puoi campare” il passo è breve.

Che non si fraintenda il messaggio, insomma.
Va benissimo depilarsi qualsivoglia sia la ragione per cui lo si fa, dovesse anche essere abitudine; dovesse anche essere una forzatura (percorsa consapevolmente), ma dovrebbe andare altrettanto bene non depilarsi, che sia perché non se ne sente l’esigenza, non si vuole farlo, la si percepisce come una forzatura (non sono poche le donne che si accorgono di depilarsi solo perché sentono di doverlo fare) o altro ancora.
Non dovremmo accettare passivamente una realtà che non consente a chi non si conforma agli standard imposti di vivere serenamente. E non dovremmo tollerare comunicazioni pubblicitarie che rinvigoriscono messaggi di questo tipo. Ecco perché non posso che bocciare in toto lo spot Braun Silk-épil.

Se avete voglia di far sapere a Braun che si può vivere anche senza rimuovere i peli corporei, fate riferimento ai link qui in basso. Invito anche a dare un’occhiata a quest’altro articolo, dedicato a un tema diverso, ma al contempo molto simile.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!


SEGNALAZIONE E COMMENTO


1 È anche una naturale conseguenza dell’associazione culturale della peluria alla mascolinità, accennata in precedenza. Sebbene la diffusione della depilazione maschile abbia ridotto, almeno in qualche zona d’Italia, le occorrenze per cui l’uomo depilato è considerato non virile e additato come omosessuale (che in un sentire ancora comune a molti è considerato come legato al malefico e spaventoso femminile), la donna con peli è ancora fortemente percepita come più vicina all’uomo di quanto la società vorrebbe che fosse. Chissà che la chiave della liberazione non si celi nella comprensione e accettazione su ampia scala del fatto che uomo e donna siano per natura fisicamente molto più simili dei rispettivi prodotti socioculturali in cui son stati trasformati.  

2 Capisco che la differenza possa sembrare sottile, ma ci tengo a sottolineare che con questo non intendo dire che sia impossibile che qualcuno sviluppi una genuina preferenza per l’assenza di peli. Non lo penso. Il contesto attuale, però, comunicandoci con costanza, precocità e tramite multiple fonti un valore negativo associato alla peluria corporea, non ci dona la possibilità di partenza di formare un pensiero personale che non sia in qualche misura influenzato. È comunque possibile arrivare a una posizione più personale, ma per farlo è prima necessario capire e accettare consapevolmente che quella attuale è almeno parzialmente condizionata e quindi non personale. In parole povere, poiché non si parte da una neutralità del valore attribuito, bisogna che quella neutralità vada attivamente cercata/scoperta, così da poter poi provare a dirigere la considerazione in base a una scala davvero personale.

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