Quest’oggi desidero mostrarvi quest’eccezionale chicca targata Fileni Bio, appena vista in TV e, fortunatamente, trovata senza problemi online.
Guardate un po’ la clip per trarre da voi le prime considerazioni.
Il modo in cui il genere femminile e quello maschile vengono rappresentati dal marchio è molto specifico e piuttosto lampante. La prima immagine che vediamo è quella di una donna intenta a servire un pasto a un ragazzino. Lasciano perplessi le scelte concernenti il setting, così vuoto, freddo, con neppure la parvenza di casa né tantomeno di un ambiente familiare. Ammetto di non essere neppure riuscita a percepire la dinamica proposta come quella madre-figlio, perché gli elementi che caratterizzano il momento rendono più facile codificare e leggere la donna come domestica/serva (o comunque persona addetta a servizi specifici – come invero è percepita la donna agli occhi di molti pubblicitari) che propone un pasto al signorino di casa.
Ebbene…è finita qui, per quanto riguarda la presenza femminile nello spot, che sceglie dunque di mostrare la donna unicamente come colei che serve – e presumibilmente prepara – i pasti. Niente male, eh?
Il danno sarebbe mezzo, o certamente non così enfatizzato, se non fosse per la restante parte della pubblicità, che si preoccupa invece di sottolineare l’importanza cruciale che il ruolo maschile – che si vede rappresentato con ben tre generazioni (lo spettatore più fantasioso può forse presumere che il bambino all’inizio sia destinato a essere la quarta) che si prendono cura della natura incontaminata, delle coltivazioni…insomma, di tutto ciò che, nel pratico, è necessario a far sì che il pollo Fileni Bio possa finire sulle nostre tavole – rigorosamente servito da donne, perché il lavoro degli uomini inizia e finisce fuori, mentre quello della donna inizia e finisce tra le mura domestiche.
Assieme alle immagini, che già parlano chiaro di per sé, Fileni Bio rincara la dose con le parole del narratore:
I nostri uomini che controllano, che ricercano, che amano.
E le vostre donne che SERVONO, aggiungo io.
Che dire? Pare che negli stabilimenti Fileni Bio si sia rimasti ai tempi – vergognosamente non ancora abbastanza lontani – in cui alle donne non era consentito l’accesso a formazione (sia conoscitiva che pratica) e l’unico destino reso possibile da perseguire era quello casalingo. Ecco che anche il solo immaginare una donna che si adopera nei campi, lavora e non si limita a servire, dev’essere di difficoltà troppo intensa per il team marketing dell’azienda, chiaramente privo di memoria storica relativamente al contributo femminile nella forza lavoro agricola.
Forse il ricambio generazionale, più che nei campi, sarebbe necessario ai vertici di questo marchio così antiquato, almeno relativamente alle scelte pubblicitarie.
C’è poco altro da aggiungere, direi.
Niente di fatto per Fileni Bio, la cui comunicazione pubblicitaria è senza dubbio bocciata, per il momento.
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