Pasqua Senza Sorprese con Kinder Gran Sorpresa

Ogni anno la storia è pressoché la stessa. E il 2018 non fa eccezione.
È tempo di Pasqua, amici e amiche. Ne consegue che è tempo di Kinder Gran Sorpresa.
Il mio interesse – e astio – nei riguardi della genderizzazione delle sorprese Pasquali (e dei giocattoli in generale) è sorto ben prima che iniziassi a guardare le pubblicità con lo sguardo di adesso. La ragione è molto semplice: come altre, sono stata una bambina che preferiva giochi socialmente e culturalmente associati al maschile. Mi trovavo a desiderare i “per lui” e a ricevere mio malgrado dei detestabili (per me, si intende) “per lei” da chi, non conoscendomi, trovava che la cosa più intelligente da fare fosse trattarmi come la società insegna a trattare le bambine e che ciò che mi piacesse fosse ciò che la società incoraggia le bambine ad apprezzare. Ma bando alle ciance e passiamo subito agli spot.

Primo spot, prima categoria di sorprese. Nel soggiorno di un’abitazione, sotto lo sguardo amorevole e attento di una donna adulta, quattro bambine giocano con le sorpresine trovate nel Kinder Gran Sorpresa, tutte a tema SuperChicche (PowerPuff Girls). Andiamo avanti.

Secondo spot, seconda categoria di sorprese. Nel soggiorno di un’abitazione (un’altra), sotto lo sguardo amorevole e attento di una donna adulta (un’altra anche qui), quattro bambini giocano con le sorpresine trovate nel Kinder Gran Sorpresa, tutte a tema Tartarughe Ninja (Ninja Turtles). Passiamo all’ultimo.

Terzo spot, terza categoria di sorprese. Nella cucina (ah! Niente soggiorno) di un’abitazione, sotto lo sguardo amorevole e attento di una donna adulta (una terza, sì!) due bambine e due bambini giocano con le sorpresine trovate nel Kinder Gran Sorpresa, tutte a tema Cattivissimo Me (Despicable Me). Ora che abbiamo visto gli spot, possiamo discuterne, seduti e sedute in soggiorno, sotto lo sguardo amorevole e attento di – 😜

Partiamo dal positivo, perché esiste e non intendo tralasciarlo. C’è un dettaglio che mi ha immediatamente colpita (se non è una novità rispetto all’anno scorso, fatemelo sapere).  Ebbene, pare proprio che siano sparite le terribili targhette “Per Lui” e “Per Lei”. Questa scelta riduce notevolmente la portata e l’impatto della genderizzazione e mi rende genuinamente felice. Chi si troverà dinanzi allo scaffale per l’acquisto di un Kinder Gran Sorpresa potrà farlo senza che il prodotto gli suggerisca con immediatezza quasi violenta cosa è reputato adeguato e desiderabile per il sesso di appartenenza di chi riceverà l’uovo. Questo punto permane come indiscutibilmente positivo e la mia gioia al riguardo è autentica. Ringrazio. Ma la questione, purtroppo, non si esaurisce qui. Non sono solo le parole a detenere un potere comunicativo forte, diretto e immediato.

L’elemento di targetizzazione basata sul concetto di genere dato dagli espliciti, limitanti e alienanti “Per Lui” e “Per Lei” è sì svanito, ma il marchio fa comunque in modo di sancire con chiarezza la genderizzazione delle sorprese, a partire dalle scelte pubblicitarie.

Kinder Gran Sorpresa
A chi mai intenderà rivolgersi questo spot con 4 bambine che si destreggiano tra specchietti e portagioie? 🤔 Del rosa è stato piazzato anche nella colorazione di penne e libri…

Nello spot del Kinder Gran Sorpresa a tema SuperChicche, con parte alta della confezione e scritta “Maxi” di colore rosa, sono presenti 4 piccoli esseri umani. Tutti e quattro di sesso femminile. Le sorprese? Specchi, portagioie e portaoggetti – dei veri e propri non-giochi con ovvia associazione stereotipata al femminile.

Nello spot del Kinder Gran Sorpresa a tema Tartarughe Ninja, con parte alta della confezione e scritta “Maxi” di colore blu, sono presenti 4 piccoli esseri umani. Tutti e quattro di sesso maschile. Le sorprese? Michelangelo con lo skate, Donatello con lo skate, Raffaello con lo skate, Leonardo con lo skate.

Certo, la presenza delle scritte avrebbe rappresentato un ulteriore rincaro del rinforzo, ma resta il fatto che tanto gli spot quanto le confezioni e le sorprese (tutt’altro che varie e invece molto specifiche e monotematiche) svolgono egregiamente quello stesso ruolo. La genderizzazione al maschile è palese, come è palese quella al femminile. Invito anche a soffermarsi sulla triste realtà del messaggio comunicato da quanto abbiamo sotto gli occhi: ai maschietti si addice l’interesse per il gioco, mentre le bimbe dovrebbero nutrire interesse a specchiarsi e sistemare gioielli e altri oggetti (ancora qualche annetto e saranno perfette come target per gli spot di creme anti-age, per la gioia delle case produttrici).

Kinder Gran Sorpresa
A chi mai intenderà rivolgersi questo spot con 4 bambini che giocano con tartarughe che van sullo skate? 🤔

Distinto dall’esempio dei primi due spot, quello sul Kinder Gran Sorpresa di Cattivissimo Me si pone in modo non specifico di sesso, come è evidente già dalla presenza di due elementi per sesso. Dovrei essere felice per la presenza di questa alternativa? Eh, no. La gioia per la rimozione delle targhette la ribadirò all’infinito, ma la genderizzazione dei giocattoli andrebbe eliminata, non integrata con altro. Tutte le opzioni dovrebbero essere neutrali, accessibili a tutti e senza alcuna connotazione di genere evidente che espliciti il riferimento ai due sessi.

Nessun bambino dovrebbe mai sentirsi dire che qualcosa che gli piace, che vuole indossare o con cui vuole giocare “è da femmina”. Nessuna bambina dovrebbe mai sentirsi dire che qualcosa che le piace, che vuole indossare e con cui vuole giocare “è da maschio”. La connotazione di genere di oggetti e giochi, completamente sconnessa da esigenze o disposizioni legate al sesso e diretta unicamente da convenzioni socialmente stabilite, è una forma di violenza.

Kinder Gran Sorpresa
Che divertimento imparare la vanità! Cioè…voglio dire, che divertimento giocare con uno specchio1. 😉

Finché si darà un sesso ai giochi, centinaia di bimbi e bimbe ogni giorno rischieranno di percepire inadeguatezza relativamente a sé stessi, a quello che apprezzano e quello che desiderano, quando in contrasto con ciò che media e persone (più e meno vicine) stabiliscono e comunicano come idoneo e desiderabile in connessione con un dato sesso. Qualcuno esprimerà questo disagio con parole e gesti e altri lo coveranno dentro silenti. Ma nessuno di loro ne uscirà indenne.  Possiamo ripeterci quanto ci pare, per confortarci e tranquillizzarci, che si tratta di piccolezze che contano nulla, ma un atteggiamento di tal tipo non fa altro che renderci complici. Non sono piccolezze, non sono innocue e possono contare molto, influenzando più o meno direttamente, più o meno intensamente, la crescita di piccoli e piccole.


Le “sorprese” non finiscono qui, però. C’è un aggravante a girare il coltello nella piaga genderizzante dei Kinder Gran Sorpresa: l’algoritmo del sito web, progettato per consigliare cosa acquistare sulla base di diversi criteri (destinatario, nome, età, preferenze). Senza partire prevenuta, ho scelto di fare alcune prove. È venuto fuori che si tratta di una sorta di versione digitale e interattiva del “Per Lui” e “Per Lei”.

Ho scelto “Figlio/a”, “10-12 anni”, “Supereroi e Supercattivi”. Come nomi ho scelto Anna e Marco, Maria e Mario, Federica e Federico. In pratica, la richiesta del nome È la richiesta del sesso e l’algoritmo basa tutto su quello. Ad Anna, Maria e Federica sono state consigliate le SuperChicche. A Marco, Mario e Federico gli Avangers. Per scrupolo ho anche ripetuto più volte con gli stessi nomi. I risultati sono invariati. Pur chiedendo alternative (ne vengono proposte due), le SuperChicche non spuntano MAI come opzione per Marco e Mario. Perché? Sono da femmine, per il caro coniglio Pasquale, fedele agli stereotipi di cui nutriamo i piccini e le piccine.

Ho poi cambiato preferenza, optando per Mondi Incantati, sia per Maria che per Mario. A Maria l’algoritmo ha suggerito le Principesse Disney (con SuperChicche come seconda scelta e Hello Kitty come terza) e a Mario ha suggerito Cattivissimo Me (con Avengers come seconda scelta e Cars come terza). Che Gran Sorpresa, eh? 😉

Kinder Gran Sorpresa
Stai cercando il Kinder Gran Sorpresa che fa al caso tuo? Ti aiuto io, scegliendo per te sulla base del sesso di appartenenza del destinatario. 😚

Insomma, la decisione di proseguire con la determinazione e successiva comunicazione di cosa sia da femmina e cosa sia da maschio (con tutte le potenziali conseguenze che in troppi ignorano beatamente) è resa chiara dalle scelte operate per gli spot e per la promozione online del prodotto. Sono comunque felice per l’eliminazione di “Per Lui” e “Per Lei”, ma è evidente che la strada da fare sia ancora lunghissima.

Lasciate che, in ultimo, faccia menzione dell’elemento che va a condire il panorama genderizzato con del delizioso tradizionalismo: la mamma, la mamma, sempre la mamma. Tre mamme diverse che si occupano di tre gruppi di bambini diversi. Tre angeli del focolare con compagni da immaginarsi a lavorare per garantire la possibilità di acquistare le uova di Pasqua. Così paura fa la varietà, sebbene sia così reale e concreta? Così paura fa distaccarsi dagli stereotipi e dai convenzionali (e limitanti) ruoli di genere? Almeno uno su tre sarebbe potuto essere un uomo. O ancora, a badare ai bimbi e alle bimbe si poteva essere in due. Poteva anche non esserci alcun genitore. E invece no. Solo la mamma, quella figura che è taaaanto amata dal marchio in questione.

Ah, nello spot in cui si nascondono le uova – operazione attiva ed evidentemente reputata, pertanto, adatta anche a un uomo – ecco che spunta per magia un essere di sesso maschile. Non senza la compagna, però, eh. Ci mancherebbe che manchi la mamma (non è neppure una delle 3 già note, bensì una quarta).

Kinder Gran Sorpresa
Ciao, sono Madre, altresì nota come “unico genitore notoriamente adibito alla cura della prole”. Forse mi ricorderete per le mie apparizioni in tutti gli spot di articoli per la pulizia, alimenti, merendine, prodotti sanitari, ecc.

Che dire, amici e amiche? Come sempre, nutro speranze per miglioramenti futuri (e voglio accogliere la rimozione delle odiose targhette come indice positivo su cui contare), ma per il momento Kinder continua a meritarsi una bocciatura piena e amara.
Se anche voi non ne potete più della genderizzazione delle sorprese e della presenza esclusiva della figura materna, usate i link qui in fondo per farlo sapere a Kinder.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:


1 Per scrupolo, ci tengo a specificare che non v’è nulla di intrinsecamente negativo nel voler interagire con specchi e altri oggetti (ci mancherebbe altro), né nell’essere vanitosi – l’importante è che ciò avvenga al di là di espliciti o subdoli incoraggiamenti esterni legati al proprio sesso di appartenenza e che si origini, invece, dalla propria disposizione individuale. Condizione che, purtroppo, non ha modo di verificarsi nell’attuale contesto sociale, con influenze e indottrinamenti di genere che iniziano già dalla culla.

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