Parmigiano Reggiano, Tipicamente Italiano nel Suo Maschilismo

Buona domenica, amici e amiche! Oggi vi presento uno spot che meravigliosamente rappresenta il contesto socioculturale attuale del nostro paese, evidenziandone con delicata e suadente chiarezza alcuni aspetti salienti, al fine di presentare un prodotto, il Parmigiano Reggiano, che è tipico dell’Italia allo stesso modo in cui lo sono sessismo e stereotipi di genere.
Ce l’ho fatta a trarvi in inganno, con le prime parole, facendovi pensare che stessi per parlare di uno spot promosso? Ma che bricconcella che sono! Vediamo questa pubblicità, va’!

Lo spot, peraltro visivamente molto ben realizzato, inizia mostrandoci tre persone a tavola: un uomo e una coppia di giovani. Immediatamente siamo introdotti alla divisione dei compiti e dei ruoli, che ci vengono comunicati dalla donna che sparecchia mentre gli altri tre commensali son fermi ai loro posti. Chi mai si offrirà di aiutare la nostra attiva signora? L’unico altro essere di sesso femminile, ovviamente, così da poter lasciare soli i due uomini e far sì che il giovane possa fare una certa richiesta (la proposta che dà il titolo allo spot) all’uomo più anziano. Il tutto si conclude con una bella degustazione di Parmigiano Reggiano.


Questa pubblicità costituisce un ritratto perfetto dell’ambiente maschilista – ancora estremamente e intensamente vivo – che caratterizza moltissime famiglie Italiane (o si potrebbe forse dire ‘della famiglia media Italiana’?).

Il compito di sparecchiare la tavola è attribuito alla madre della ragazza come assoluta ovvietà, come standard, come normalità del contesto. Nessun altro sembra minimamente interessato a svolgere quest’operazione e nessuno dei presenti batte ciglio. Non li riguarda neppure lontanamente. Che sia per senso del dovere (come stereotipo di educazione femminile vorrebbe), per lasciare il compagno solo con suo padre o per entrambe le cose – il mio voto è su questa terza opzione – l’unico individuo che sceglie di dare una manina alla donna è, rullo di tamburi, l’unica altra donna.
Nel frattempo, i due uomini sono comodamente seduti e liberi di dialogare liberamente.
Tutto nel perfetto rispetto del sacro maschilismo.

Ma non è finita qui, belli miei e belle mie.
Ora viene il tocco di classe che questa splendida pubblicità ha deciso di donarci.
Non appena la sua compagna si alza per aiutare la madre a sparecchiare, il ragazzo si rivolge al padre di lei, dicendo di dovergli chiedere qualcosa. L’aria è tesa e si taglia con un coltello. Il giovane sembra visibilmente emozionato. Con serietà e austerità, l’uomo si volge verso il giovane, pronto a ricevere quella che si aspetta essere una proposta di matrimonio per sua figlia.

Parmigiano Reggiano

L’allusione alla cosiddetta richiesta della mano è ovvia, inutile negarlo (se per qualcuno non fosse ovvia, arriverebbe il titolo della pubblicità a esplicitarla). E, sempre inutile negarlo, chiedere il permesso di (cercare il consenso per) sposare una donna a suo padre è una pratica maschilista. Sì, lo so che qualcuno e qualcuna di voi avrà un’immagine romantica della cosa (tra letteratura, film e quant’altro siamo portati a formare immagini di quel tipo), ma ciò non cambia il fatto che si tratti di una pratica maschilista, che affonda le radici nel neppure troppo antico, se vogliamo, passaggio di proprietà – letteralmente – della donna da un uomo (il padre) a un altro (il futuro marito).

Nulla di negativo, di per sé, nel fatto che un uomo desideri avere l’approvazione dei genitori della propria compagna (o del proprio compagno, per chi di voi è già in grado di pensare oltre lo schema eteronormativo, sebbene, trattandosi dell’unico considerato nelle pubblicità, è quello su cui tocca porre l’attenzione). Sapete in cosa c’è del negativo e che cosa tinge di ovvio maschilismo questa dinamica?

  1. Il fatto che si ritenga che l’approvazione e/o il permesso vadano ottenuti dal genitore di sesso maschile e non da entrambi i genitori.
  2. Il fatto che ci si aspetti che a volere o dovere ottenere approvazione dai genitori sia prerogativa maschile e non anche della ragazza/donna (sempre in una coppia eterosessuale, si intende).

Ci sarà sempre gerarchia di ruoli e subordinazione femminile in questa pratica, salvo trasformarla in un qualcosa di realmente mosso da principi di uguaglianza e rispetto degli individui in quanto esseri umani. Che entrambi i membri della coppia (se lo vogliono, possono e ne sentono le esigenza) comunichino con i genitori del partner al fine e con la speranza che questi approvino della loro unione, se lo ritengono necessario.
Ma no, non il “da uomo a uomo”. Basta. Quello è maschilismo. Sì, certo, è tradizione e sì, è ancora parte della cultura, specie in alcuni luoghi. Ma tradizione e cultura possono essere – e sono – maschiliste, e tradizione e cultura maschiliste andrebbero sradicate, non promosse.

In ogni caso, alla fine scopriamo che il giovane non intendeva chiedere in sposa la figlia dell’uomo, ma era interessato alla stagionatura del parmigiano usato in una precedente occasione. Che divertimento. Specie perché ciò significa che la ragazza ha ritenuto necessario allontanarsi dalla tavola per far sì che il compagno potesse porre una domanda sulla stagionatura del parmigiano Reggiano. Cos’è? Il padre non se la sente di rivelare dettagli così importanti in presenza di orecchie femminili? Pensava che se gliel’avesse chiesto lei non avrebbe risposto e quindi ha affidato il compito al fidanzato? O ancora, con quel gesto voleva, in realtà, comunicare quanto morisse dalla voglia di aiutare la madre a sparecchiare? Ditemi voi. C’è una risposta logica a questa domanda che non sia anche offensiva e sessista? Ci penserò e, se la troverò, mi curerò di condividerla con voi.

Lo spot finisce con l’uomo, la figlia e il compagno della figlia che si accingono felici ad assaggiare questo benedetto parmigiano Reggiano. Vi pesava fare un fischio anche alla madre?
Ma, giustamente, qualcuno dovrà pur finire di sparecchiare. 😉

Insomma…grazie, Parmigiano Reggiano, specchio dell’Italianità. Bocciatura meritatissima.
Sarebbe bello se un prodotto rappresentativo di qualcosa di realmente buono, nella nostra Italia, fosse pubblicizzato in modo altrettanto buono, e positivo. Peccato (anche per lo spreco di qualità tecnica su contenuti così miseri e biechi).
Alla prossima!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:

Precedente Per Aptamil Nutrire gli Infanti è Affare da Donna Successivo Buitoni e l'Abitudine di NON Cambiare