Reggia? La Pasta delle Donne

Un tweet letto ieri (grazie, Patrizia) ha portato alla mia attenzione uno spot su cui non avevo ancora avuto modo di posare gli occhi. Accantoniamo le pulizie e la cura del corpo per un attimo, per tornare a parlare di alimenti.
Bando alle ciance e vediamo insieme la pubblicità in questione.

Intanto va fatta notare una cosa che ritengo abbastanza fuor di dubbio. Il pessimo risultato, in termini di messaggio convogliato, ottenuto da questo spot, è chiaro frutto – come spesso avviene – di assenza di consapevolezza più che di specifici intenti. Risulta piuttosto ovvio che i creatori dello spot avessero in mente, come unico e primario obiettivo, quello di generare un gioco di parole che funzionasse con il nome del prodotto. Da qui, per inserire il termine reggia, hanno avuto la brillante idea di puntare sulla regina – soggetto che regna all’interno della reggia. Il tutto poi condito con un jingle di discutibile qualità, che accompagna l’Ogni donna è una regina e si merita una r(R)eggia, mentre la protagonista dello spot, al centro di una sala dall’aspetto lussuoso, regge orgogliosa una confezione di pasta Reggia.

Ebbene, sarebbe il caso che qualcuno informi il marchio che, al rilascio pubblico di una qualsiasi opera, il rilievo delle intenzioni diviene nullo, poiché la reale comunicazione è costituita dal messaggio percepito dagli spettatori. E qual è il messaggio di questo spot?

Intanto c’è una subdola genderizzazione del prodotto. Con protagonista femminile e canzoncina che si rivolge esplicitamente alle donne e al loro meritare la (pasta) Reggia, la pubblicità annuncia di avere un target di sesso (basato su ruoli culturalmente attribuiti – genere) ben specifico: le donne. Sono talmente orgogliosi del loro “Ogni donna si merita una Reggia” che è anche in bella vista sul sito ufficiale (lo era al momento della scrittura dell’articolo – ora in compenso c’è l’immagine di una donna che prepara la pasta con sua figlia…).

Ma non è finita qui, perché il contenuto della canzoncina (che sicuramente i creatori han ritenuto incontenibilmente divertente per il gioco di parole) lascia spazio a diverse obiezioni.
L’identificazione della donna come Regina e la menzione del suo meritare una reggia, fa eco tutt’altro che sottilmente a quegli stereotipi di genere ancora così ancorati (e le pubblicità, come abbiamo imparato e continuiamo a imparare, aiutano a tenere ferma l’ancora) che dipingono la donna come regina del focolare, dell’ambiente domestico.
Sia che si intenda la donna/Regina meritevole della pasta Reggia o di un edificio reggia, si fa appello agli stessi aspetti di natura sessista, che legano le figure femminili alla cucina e alla casa.

Pasta Reggia

Vi invito, a dare un’occhiata ai commenti sotto il video qui pubblicato, tra cui non manca  qualche commento sull’avvenenza della modella, e figurano anche esternazioni di natura sessuale create a mo’ di parodia della canzoncina. Il proprietario del canale è direttamente coinvolto con il marchio e gestisce anche la pagina Facebook. Mi auguro che riesca ad accorgersi che, così fatto, lo spot non dona alcun indizio concreto circa l’interpretazione adeguata della risata della “Regina”. Più che una risata beffarda relativa ai contenuti della canzone, come il signore vorrebbe far credere (e come forse era davvero inteso, nei piani, chissà), sembra infatti una risata di compiacimento, che rafforza ulteriormente il negativo insito nello spot.

Insomma, se lo spot Pasta Reggia è stato ideato con l’intento di veicolare il messaggio sessista che risulta facile individuarvi (ipotesi oltremodo improbabile, chiaro) si tratta di una creazione ignobile e a dir poco vergognosa. Se invece il messaggio sessista che lo spot veicola è completamente al di fuori degli intenti originali, la campagna pubblicitaria scelta e implementata costituisce un totale fallimento comunicativo.
Il risultato, dal punto di vista dello spettatore, non cambia. Ma cambia certamente l’ampiezza del raggio entro il quale il marchio può lavorare per migliorare sé stesso e il prodotto che propone al pubblico.

Aspetto con ansia un prossimo spot, nella speranza che sia davvero brillante e ingegnoso.
Semmai dovesse arrivare, sarò più che felice di provare la Pasta Reggia.
Per ora, però, passo avanti senza remore.

Mi tocca anche ammettere di non nutrire molta speranza, dopo aver letto il responsabile di produzione scrivere su Facebook, in risposta a critiche allo spot, che “forse non Le farà piacere sapere che è esattamente ciò che speravamo accadesse…purché se ne parli…“.
L’attitudine ideale, mi permetto di dire, per rifiutare crescita e progresso.


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:

Precedente Smac Express - Più Stereotipi di Genere, Meno Fatica Creativa Successivo Sporcate pure. A pulire ci pensa la Mamma Rock