Magari Anche lo Spot Fosse…Di Più, Come gli Spaghetti (Barilla)

Ammetto di aver provato speranza quando, ormai quasi un paio d’anni fa, credo, vidi uno spot della campagna Barilla con protagonista un camionista interpretato da Favino: quello dei fusilli. Un piacevole momento d’incontro umano tra un genitore di sesso maschile (ma qual rarità) e una figlia, in assenza di banalità e stereotipi e con un tripudio di calore, familiarità e originalità. Non importava il fatto che lo spettatore medio fosse portato automaticamente a codificare la situazione priva di figura femminile come quella di un padre divorziato, senza generare uno spontaneo immaginario che interpretasse l’altro genitore come fuori al lavoro – come avviene invece nelle pubblicità con assenza di figura maschile (ossia la quasi totalità degli spot di prodotti per la pulizia, per la cura o per l’alimentazione dei bambini). Non importava perché era sufficientemente piacevole poter vedere qualcosa di diverso, ancor più se da un marchio come quello Barilla, noto per il suo essere “classico” e conservatore.
Poi, però, è arrivato questo spot:

Cosa abbiamo? Abbiamo Marcello, il personaggio interpretato da Favino, che approccia (con fare goliardico che mi sembra anche lievemente flirtoso, ma non è importante) una donna intenta a cucinare spaghetti, commentando l’eccezionalità degli stessi mentre ne assaggia uno, dopo averglielo rubato dal cucchiaio. Ecco che arriva Ettore, amico di Marcello, che decide di spiegargli il perché della bontà degli spaghetti. Finite le spiegazioni, arriva il momento della pappa. Ed ecco che la donna di prima può fare ritorno sullo schermo. Per mangiare? Ma no! Per servire da mangiare a Ettore e Marcello.

Lo spot non si concede neppure la possibilità di umanizzare in qualche modo quella figura femminile mostrandola, quantomeno, a tavola con i due, successivamente.
Le scelte narrative e stilistiche dello spot finiscono con il rappresentare la donna (non ho modo né ragione di sbilanciarmi circa il fatto che si sia trattato di scelte volute o meno) in modo peculiarmente limitato e recluso a un ruolo affine a quello di domestica, evidenziando il suo non connotarsi come un essere pari rispetto a Marcello ed Ettore.

Non parla. Non mangia. Tutto quello che fa è cucinare e portare gli spaghetti pronti in tavola.

Barilla

L’effetto sarebbe stato completamente differente già solo se si fosse inserito un elemento che spezzasse questo continuum pericoloso del ruolo servile (che risulta, invece, diretto e lineare). Poteva bastare che cucinasse in compagnia – lo stesso Favino poteva aiutarla, piuttosto che limitarsi ad assaggiare lo spaghetto in quello che era forse un tentativo di flirting, poteva bastare che fosse qualcun altro a portare i piatti in tavola. O ancora, si poteva evitare di mostrare il momento della portata dei piatti e far vedere già tutti seduti e pronti a gustare gli spaghetti Barilla.

Bastava davvero un niente, una questione di dettagli minuscoli, per evitare di rendere in modo così becero un’immagine di stereotipata femminilità servile; immagine che dovrebbe essersi già persa nei meandri dei ricordi storicosociali, e non essere rinforzata qua e là, con costanza, da marchi popolari.
Per far sì che avvenga un reale superamento degli stereotipi di genere a cui siamo abituati e a cui siamo stati educati c’è bisogno di tanto lavoro. C’è bisogno di tante immagini, tante pubblicità che comunichino l’essenza umana equa di uomini e donne, capacità, potenziale e occupazioni egualitarie per uomini e donne, al fine di creare un futuro più libero e produttivo per noi stessi e, più ancora, per chi verrà dopo di noi.

Nell’augurarmi che avvenga un ritorno (e che di lì si prosegua) allo spot dei Fusilli, consegno una bocciatura sonora alla Barilla, per questo spot che rammenta moltissimo il mondo Fileni Bio in cui gli uomini lavorano e le donne servono…


Se questo spot ha suscitato in voi pensieri e sensazioni simili ai miei, vi invito a spendere cinque minuti per mandare un messaggio di feedback alla Barilla.
Insieme si può fare tanto. Non sottovalutiamo il nostro potere di spettatori, consumatori ed esseri umani senzienti (ricordate il caso Montana?).


SEGNALAZIONE E COMMENTO

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