Cicciobello Bua – Il Bello di Educare alla Maternità

Oggi torno a presentarvi una pubblicità rivolta all’infanzia, invece che a persone adulte. L’ambito degli spot di giocattoli continua a essere un assoluto inferno per quanto riguarda gli stereotipi. Vediamo un po’ l’ultima avvincente fatica partorita da Giochi Preziosi per il suo iconico bambolotto Cicciobello.

Una madre siede sul divano con in braccio suo figlio, a cui ha misurato la febbre. Alla sua destra si siede il compagno con lo sciroppo, e alla sua sinistra…sua figlia con il suo, di bebè, che ha la bua e vuole proprio lei!! La bimba e un’amica ci spiegano cosa fare per far abbassare la febbre alta alta. E grazie al loro, ma proprio loro, sforzo, il bimbo finto guarisce! Evvai! Mentre la bimba sorride entusiasta con il pupo in braccio, la narratrice ci lascia con la seguente frase: Cicciobello Bua, il bello di fare la mamma.


Altro che Cicciobello. L’unica bua da curare è quella culturale che Giochi Preziosi va a rinforzare con comunicazioni di questo stampo. Ed io che, appena visto il padre, speravo in qualche passo avanti. Ma proseguiamo per gradi.

Stiamo parlando di giocattoli e, nello specifico, di bambolotti. Nessun giocattolo, letteralmente nessuno, è intrinsecamente solo per uno dei due sessi. Bambole e pupazzetti non fanno eccezione, ma la posizione della nostra cultura in merito è ben diversa. Ho parlato della questione già quasi due anni fa, ma da allora le cose non sono migliorate neppure di mezza virgola.

Giochi Preziosi
“Oh, no! Il mio bambino ha la febbre (madò, che seccatura)!!”

I bambolotti continuano a essere comunicati come giochi esclusivamente rivolti alle bambine. L’ambito ludico di cura continua a essere comunicato come esclusivamente femminile. Questo nonostante il gioco di cura, imitativo e non, con bambole o pupazzi, rivesta un grande valore e un enorme potenziale nello sviluppo di doti comunicative, verbali ed empatiche in bambini e bambine. È noto da molto tempo. Non si tratta di informazioni oscure. Alla luce di ciò, la nostra cultura da un lato dedica in modo consapevole e arbitrario questo tipo di educazione solo alle bambine, e da un lato va a precluderlo – sempre in modo consapevole e arbitrario – ai bambini. Con conseguenze tanto inevitabili quanto prevedibili (nonché facilmente osservabili), perché il gioco e, più in generale, le attività svolte, plasma, dirige e orienta il tipo di sviluppo cerebrale dei bambini e delle bambine.

Il fatto che cura e pulizia (il domestico) vengano insegnate sin dall’infanzia come femminili, nel generare quello specifico schema mentale/pregiudizio, fa anche in modo che per moltissime persone risulti successivamente facilissimo digerire quegli stessi ambiti continuativamente comunicati come femminili anche per le adulte. Tutto torna. È la norma. Nulla di strano. È per femmine come gioco, ed è per femmine come “lavoro”. Ovvio, no? Trovo quasi inquietante il modo in cui lo spot traccia il parallelo tra l’immagine iniziale, con madre adulta e bambino, e quella finale, con madre bambina e bambino finto. Quasi a mo’ di passaggio di testimone, di educazione al ruolo che, prima o poi, alla bimba toccherà rivestire. Con gioia.

Giochi Preziosi
“Oh, no! Anche il mio bambino ha la febbre (evvai, era ora! Posso curarlo, da brava mamma quale sono!!)”

Quando sarà la bambina ad avere la febbre, il fratellino non prenderà in braccio una bambola per emularne la cura. Perché non è la cura, nel suo senso generico e neutrale, il punto della questione. Ce lo dice la narratrice. Quel che Cicciobello intende insegnare e trasmettere è il bello di essere mamma. E io che credevo che fosse un gioco. E io che credevo volesse avere valore ludico e formativo per l’infanzia. Credevo che volesse offrire, a bambine e bambini, la possibilità di emulare, qualora lo volessero e qualora vi fosse esposizione a tali immaginari (a tal proposito ricordiamo che non tutte/i hanno attorno infanti e dunque la concreta possibilità di sviluppare genuinamente questo desiderio emulativo), le persone adulte che vedono prendersi cura di infanti. E invece no. Invece vuole insegnare alle bambine quanto sia bello essere madri. Grazie, Giochi Preziosi, che con la tua trasparenza mi risparmi la fatica di dover essere io a sottolineare che sia questo l’intento di questi prodotti nel modo in cui son proposti – con il solito rischio che qualcuno parli di esagerazione, mal interpretazione, ecc. Rischi fortunatamente elusi, con Cicciobello Bua e l’intento reso così chiaro da Giochi Preziosi.

Richiederebbe una forzatura troppo grande pensare che questa glorificazione della maternità, dipinta unicamente nei colori della sua sedicente meravigliosità portatrice di gioia – quadro che qualsiasi madre (anche la più felice di esserlo) e qualsiasi persona a contatto con madri sa benissimo essere per niente realistico – sia priva di qualsivoglia fine. Per fare 1 + 1 non è neppure necessario essere a conoscenza del fatto che un tempo i giochi erano differenziati tra maschili e femminili proprio in base ai ruoli sessuali, alle attività che si sapeva/voleva che avrebbero svolto in futuro in quanto membri e membre della società (bambole, ferri da stiro e macchine per cucire alle bimbe, attrezzi e mezzi ai bimbi). Al di là del potenziale positivo che potrebbero avere per ambo i sessi nell’infanzia (potenziale positivo che chiaramente importa a nessuno) la realtà delle cose resta che le bambole vengono usate ancora oggi per educare le bambine alla maternità, per abituarle all’idea di loro stesse come future madri. In altre parole, per piantare in loro il seme del “desiderio di maternità”.

Mi direte di voi, se volete, ma quando andavo alle elementari io (e non parliamo della preistoria), tra bambine era comune parlare di quanti figli si volessero. Ovviamente non si sapeva di cosa si parlasse. Non davvero, almeno. Nulla si sapeva. Era tutto astratto. Ma una cosa per qualche ragione la si sapeva già: le femmine sono future madri. In quanto femmine, faremo dei figli. Non c’è molto di naturale nel fatto che una simile concezione fosse presente nella mente di creature così piccole, ma c’è tanto di comprensibile se guardiamo ai messaggi che vengono inviati alle bambine già tramite l’ambito ludico (che è tutto vanità, maternità e domestico). Chissà quante bambine coverebbero principi disarticolati di simili desideri se non venissero lanciati loro addosso figli e figlie appena vengono al mondo, se non vedessero spot su spot che le trovano rivestire gioiosamente il ruolo di madre. Chissà.

Giochi Preziosi
Lo sapete, amiamo tanto rappresentare l’ambito medico come maschile. Ma qui si tratta di bambole, di cura! Non potevamo certo far avvicinare le futuramente virili mani di un bimbo a un…bimbo finto. Potrebbero cadergli i testicoli; è risaputo, testato e provato da 16,2 studi peer-reviewed. Giurin giurello, mano sul cuor di Cicciobello.

Ma insomma, mie care e miei cari, se questo tanto decantato istinto materno esiste per natura nelle femmine della nostra specie, che bisogno ci sarà mai di impegnarsi così tanto a coltivarlo sin dall’infanzia? Quasi quasi sembra che qualcuno sia in realtà ben consapevole della misura di mito che costituisce questo concetto, e dunque della necessità di incoraggiarne lo sviluppo nelle menti delle bambine (il fatto che si tratti di un mito, di una falsità, come realtà estesa a tutte le donne, non significa che non sia possibile per delle donne avere desiderio di maternità, ovvio).

La categoria ludica delle bambole non è di per sé un mostro da rifuggire. Ma viene privata di tutto il potenziale costruttivo quando è proposta e comunicata nel modo in cui lo è nella nostra cultura. Veniamo esplicitamente guidate e guidati a interpretare le bambole e la loro cura come per bambine, e veniamo indotti e indotte, insieme alle bambine e ai bambini, a leggere l’ambito come educazione al materno. Le pubblicità sono davvero chiarissime. Ho fortissime remore riguardo all’ipotesi, che a qualcuno invece piace, di fare un passaggio concettuale da “educazione al materno” a “educazione al genitoriale”. Non penso che abbia senso o sia ragionevole cercare di formare bambini e bambine al ruolo di genitori. Altra questione è invece intendere questo tipo di gioco come educazione alla cura, volto allo sviluppo di importanti capacità cognitive (linguistico-comunicative in primis, ma anche empatiche e di sequenziamento) evitando messaggi come “il bello di fare la mamma” – o il papà, insomma. Bimbi e bimbe dovrebbero essere incoraggiati e incoraggiate a seguire le proprie naturali disposizioni e sviluppare liberamente le loro capacità intellettive e fisiche, per mezzo di una pletora quanto più variegata di giocattoli e attività.

Attualmente, lo status della nostra cultura relativamente alle bambole ci indica l’assenza di interesse e desiderio nel formare i maschi alle capacità precedentemente menzionate, e la presenza di interesse e desiderio nel formare le femmine al ruolo di madri e in generale all’accudimento (tramite lo sviluppo di quelle capacità). Traiamo le nostre conclusioni.

Giochi Preziosi
Indiscrezioni suggeriscono che Barbieri, grande visionario, si sia ispirato a questo spot per dipingere il suo Madre con Bambino che, molti non sanno, è sottotitolato Il Bello di Fare La Mamma.

Dimenticavo! Nel dubbio che qualcuno potesse fraintendere l’esplicitissima pubblicità (almeno nello spot precedente non c’era la frase sul bello di fare la mamma…) e pensare che, ommioddiosignoresalvacitu, il prodotto fosse rivolto anche ai bambini, Giochi Preziosi ha ben pensato di piazzare una bambina sulla confezione (notare Cicciobello in posizione naturalissima). E per scrupolo scrupolosissimo, s’è pure presa la briga di specificare il target sessuale anche nella descrizione sul sito web. “Reagisce alle cure della bambina”. La possibilità che possa giocarci un bambino non è neppure contemplata (cosa mai l’han messo a fare un nanosecodo di padre nello spot, se il maschio è completamente tagliato fuori?). E se consideriamo la prospettiva aziendale, significa che mentre piace l’idea che la bimba faccia la mamma, non piace quella che il bimbo faccia il papà. Come mai, Giochi Preziò? Come mai? Non è che abbracci gli stereotipi sessisti per cui la cura di infanti spetta solo alle femmine? Perché così pare.

Nella speranza che il futuro dell’azienda prenda una rotta diversa, se volete dire la vostra a Giochi Preziosi, potete far riferimento ai link qui in basso. Su Youtube potete provare a commentare, ma non vi assicuro niente. Il mio commento è stato fatto sparire in una manciata di minuti.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot.


SEGNALAZIONE E COMMENTO

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