Kinder Pinguì – Stereotipato Così

Ehilà. Qual buon vento!
Per caso vi ricordate del vecchio spot Pinguì, una delle peggiori tra le recenti produzioni Kinder/Ferrero (una bella lotta con questo spot Nutella)? Quella della mamma che lavora, fa la casalinga, bada ai figliuoli e niente rovina il suo buonumore. Orbene, Kinder ha tirato fuori una nuova pubblicità per il suo Antardidoso prodotto. Ci sarà un padre visibile? Donna Pingua avrà smesso di avere tutto sulle sue spalle? Vediamo.

Okay, abbiamo le risposte alle domande di pocanzi ma, prima di approfondire, direi di dedicare almeno mezzo istante a rendere grazie per l’assenza dell’orrida canzoncina. Certo era solo un elemento dell’induzione al rigurgito dello spot precedente, ma rivestiva un ruolo bello corposo. Bene, detto questo…che dire più?



Che non è cambiato assolutamente nulla dallo spot precedente. Ecco cosa dire.
Una differenza che si può osservare riguarda Kinder che danza a suon di modernità facendo lavorare Mamma Pinguola in remoto invece che fuori in ufficio (ho scelto di leggerla come a lavoro, per profonda bontà, ma non è comunicato in modo chiaro come nello spot precedente). Passo coi tempi che arretra se pensiamo che, però, il maritino fuori ci sta eccome. Le sue immense responsabilità non gli consentono di ridursi al lavoro da casa, così più…femmineo, ed evidentemente così poco gravoso visto che la protagonista sembra aver tempo per tutto. Oh, e per cortesia, non provate a fare i razionalizzatori ossessivi (o le razionalizzatrici ossessive) blaterando sull’ipotesi che non ci sia un marito. Certo che c’è un marito. Nessuna azienda ha mai prodotto spot di questo genere con l’intenzione di rappresentare madri lavoratrici single. Ma per fugare il dubbio anche di chi ha i prosciutti più spessi davanti agli occhi, Kinder ha ben pensato di far indossare una fede a Signora Pinguazza. Razionalizzate questo, mo. Gnè gnè.

Kinder Pinguì
Che gioia poter lavorare a stretto contatto con i miei figliuoli che mi urlano nelle orecchie. Casa dolce casa.

Anche togliendo dall’equazione le aggravanti della canzone e del bucato, dunque, a rimanere è una donna che deve districarsi tra il lavoro, l’andare a prendere figlio e figlia a scuola e passare il tempo con loro. Le faccende non sono mostrate, ma, possiamo immaginare chi dovrebbe occuparsene. Dopotutto c’è solo lei. Lo stesso identico ritratto stereotipato e tradizionalista, con l’uomo da interpretarsi come impegnato al di là dell’ambiente domestico, senza tempo da trascorrere con la prole. Alla donna sì, lo concediamo il privilegio di farsi il mazzo anche con il lavoro non-domestico, perché siamo avanti, ma il lusso di condividere le responsabilità di cura? Quello se lo scorda. Tutta roba sua. Tutto sulle sue spalle da gentil sesso. Ma perché può, mica per altro. Perché multi-tasking!!

Kinder Pinguì
Posso lavorare, occuparmi dei bambini e…persino rilassarmi!! Che pacchia la vita da donna. Grazie, uomini, per i sacrifici che fate per permetterci di vivere in questo modo privilegiato.

Nella lentezza con cui si modernizza in ambito comunicativo, mi vien da dire una cosa: Ferrero è davvero, profondamente, Italiana. L’integrazione dei padri in alcuni degli spot, prima praticamente inesistente, mostra ancora aderenza a stereotipi sui ruoli, sebbene ogni tanto spunti qualche eccezione, solitamente nella forma degli spot dedicati a feste o eventi (forse perché il papà prende le ferie?😂). Proprio come è accaduto con lo spot del Carnevale, che ho apprezzato anche per via del costume della bimba. L’azienda avrebbe mezzi e possibilità per mettere in scena immaginari che rappresentino una divisione equa delle responsabilità genitoriali, senza grandi fronzoli, senza sottolineare nulla né indossare maschere da progressismo forzato, eppure manifesta una certa resistenza al farlo. E avendo tutti i soldi che ha, tutta la popolarità che ha, tutta la diffusione che ha, ciò mi rende l’azienda particolarmente antipatica. Così ora come quando ho creato questo blog.

Naturalmente, sono più che pronta a celebrare un futuro pubblicitario Kinder che abbia smesso le armi degli stereotipi sui sessi. Vedremo quando e se quel momento arriverà mai…
Per il momento, restiamo con mamma Pinguì.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot.

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