Pasta Divella – Stereotipo Mediterraneo nel Mondo

Oggi vi presenterò uno spot semplice semplice che, con tanta immediatezza e senza troppo clamore, porta in scena il solito schema a cui siamo ormai oltremodo abituate e abituati. Dai, che si mangia. Con Pasta Divella! Partiamo con la visione dello spot.

Una donna si mostra pensierosa dinanzi a uno scaffale contenente diverse confezioni di pasta (rigorosamente marchio Divella, e ci mancherebbe). Cosa preparare? La scelta l’attanaglia. Con i fusilli, però, è colpo di fulmine. La donna prende la confezione, getta la pasta nell’acqua che bolle, sorregge un’ampia ciotola contenente l’alimento ormai pronto e lo porta in tavola, dove attendono una ragazzina, un ragazzino e un uomo. Un bacio al ragazzino, ed ecco che si mangia.

Suvvia, chi si fermerebbe a pensare che questo spot abbia qualcosa che non va?
Questo genere di immaginario è talmente normalizzato che richiede più impegno reputarlo problematico che buttarlo giù. Quello è facilissimo. Ed è reso più facile dal fatto che si tratti grossomodo dell’unico immaginario presentato nelle pubblicità – di alimenti, ma non solo. Ma se non siete nuovi o nuove del blog, questo lo sapete già.

La pubblicità Divella, infatti, è l’ennesima che ci mette di fronte al modello di donna unico proposto da questo ambito mediatico. La protagonista si occupa della scelta, della preparazione e del servizio della pasta, connotandosi così come casalinga. La presenza di figlia, figlio e marito, la connota poi come madre e moglie. La pappa di sempre è servita, sempre uguale, che sia Divella o d’altro marchio (come, che so? Garofalo).

Pasta Divella
L’espressione di assolutamente NESSUNO mentre decide che pasta preparare.

Il fatto che il nucleo familiare sia composto da più persone e che queste persone – e in particolare l’altra persona adulta –, seppur presenti, non si preoccupino di contribuire attivamente a nessuna delle fasi di preparazione e servizio, bensì si limitino a posare il deretano su una sedia e mangiare, stringe i nodi della struttura patriarcale rappresentata. È ovvio che il marito della protagonista non faccia nulla, perché queste faccende sono appannaggio della donna; spettano a lei. Le tocca persino preparare i piatti…

Non manca l’elemento della mancanza di naturalezza. Alla protagonista non è consentito esibirsi in espressioni realisticamente umane neppure nel momento della scelta della pasta. Bocca innaturalmente aperta (la donna imbambolata con bocca aperta o semiaperta è un classico rappresentativo della donna nelle pubblicità – sia televisive che grafiche. Non troverete uomini con simili espressioni e non è un caso) e sorriso smagliante per tutta la durata del video. Mentre sceglie, mentre porta in tavola, mentre versa la pasta nei piatti. Felicissima di servire e riverire.

Pasta Divella
Il mio piccolo ometto, così uomoso, a immagine e somiglianza del masculo padre. Quando sarai grande, il mondo sarà tuo, e sarà tua anche una nuova mamm–una compagna che ti accudirà. Ti spetta; è il destino segnato dalla tua prostata.

E abbiate pazienza, ma io non mando giù neppure il fatto che, sebbene siano presenti una bambina e un bambino, la protagonista dia un bacio solamente a quest’ultimo. Non lo mando giù perché richiama con una certa prepotenza la storicamente attestata (e non ancora del tutto estirpata) differenza di trattamento e di educazione a seconda del sesso – con le bambine allattate meno a lungo dei bambini e lasciate piangere più a lungo dei bambini, per esempio. Cresciute con meno amore dei bambini, che vengono loro preferiti. D’altro canto, è perfettamente in linea con il quadro presentato dallo spot, trattandosi di dinamiche influenzate da pregiudizi e stereotipi sessisti. Per approfondire questa e altre realtà, consiglio la lettura dell’ancora attuale Dalla Parte delle Bambine. Ancora in merito al bambino, vi invito anche a notare come sembri una versione in miniatura del padre, da abbigliamento (camicia blu per entrambi – la bambina invece ha un vestitino a quadri bianco e rosa…) a capigliatura.

Pasta Divella
La protagonista smette di fingere felicità per passare a fingere goduria mentre mangia la pasta. Con lo sguardo spento, però, appare solo stremata. E come darle torto?

Nulla da dire sulla preservazione della tradizione nella produzione della pasta Divella, ma altra questione sono le scelte pubblicitarie. Lasciare dietro sé la tradizione – che nei termini rappresentativi coincide inevitabilmente con quadri sessisti – è necessario per muovere i passi della comunicazione in avanti, verso il futuro e in direzione della varietà e della diversità che compongono la potenziale clientela. Ha altresì il valore di interrompere il contributo al rinforzo dei limitanti stereotipi che ancora attanagliano il nostro paese. Facciamole collaborare, queste persone. Che messaggio positivo, sarebbe. Osserviamo la donna scegliere e mettere a cuocere la pasta, bimbo e bimba apparecchiare e infine l’uomo a servire e riempire i piatti. O ancora, allontaniamoci dalla famiglia e proponiamo altre dinamiche (coinquilini/e, persone single di vari sesso ed età, coppie omosessuali). Se le pubblicità rispecchiassero davvero la realtà, non solo non saremmo sommersi da famiglie, ma ancor meno lo saremmo da nuclei familiari di stampo così classico. Per il momento, direi è evidente quanto scarso sia il desiderio di rappresentare la realtà.

Se volete dire la vostra a Divella, potete contattare l’azienda ai seguenti link.
Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot.


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:

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