Regina Wish, la Certezza di Stereotipare di Più

Pronti e pronte per un bel ritorno alle pulizie? Lo spot di cui sto per parlarvi, sebbene in modo appena meno drammatico, ci fa tornare indietro alla nefasta gloria di Tantum Verdedol e mi provoca particolare amarezza perché aveva precedentemente optato per spot non offensivi. Senza perderci in chiacchiere, immergiamoci subito nella visione.

Sotto lo sguardo spaventato della compagna e quello divertito del figlio/della figlia1, un uomo avvolge un piccolo pezzo di cibo in una quantità indicibile di carta stagnola. È entusiasta e soddisfatto. Subito dopo, eccolo immerso in un mare di schiuma provocato dall’eccesso di detersivo. Casca dalle nuvole. Poi eccolo a smanettare con il telefono dopo aver lasciato il freezer aperto, scatenando lo sgomento della compagna. Infine lo troviamo a spremer salsa sul suo pasto…e fuori dal suo pasto. Quando fa per prendere qualche foglio di Regina Wish per pulire, ecco che la donna lo ferma e decide di prendere in mano la situazione, per assicurarsi di strapparne uno solo. In tutto ciò, la narrazione ci descrive la convenienza del prodotto per risparmiare ed evitare gli sprechi. Parliamone.

Giusto perché avevamo tanto, ma proprio tanto, bisogno dell’ennesima rappresentazione dell’uomo imbranato, inetto e privo di qualsivoglia cognizione di causa quando immerso tra le mura domestiche e dedito alle relative faccende, Regina Wish decide di farci questo meraviglioso dono.

Lo spot fa le cose in grande e, al fine di pubblicizzare un prodotto ideale per sprecare il meno possibile, cosa fa? Sceglie di proiettare il concetto stesso di spreco sulla figura dell’uomo. Il protagonista della pubblicità si connota come la vera e propria incarnazione delle problematiche cui Regina Wish intende far fronte.

Regina Wish
“Strunz! M’hai finito tutta la stagnola! Corri in camera tua. Stasera niente cena!”

Insomma, sta bene realizzare e mandare in onda centinaia di pubblicità di prodotti per la pulizia in cui sono sempre e solo le donne a espletare le attività in questione, ma non sta più bene farlo se c’è necessità di mettere in scena incapacità, inadeguatezza e problemi nel far fronte a questo tipo di ambito. In quel caso…vai con gli uomini, quegli esseri impediti. Ci provano, poverelli, ma che volete che riescano a fare? Non è nella loro natura. Dal canto suo, la donna che pulisce è sempre sorridente e sempre efficace. Non ne sbaglia una ed è sempre pronta a correggere gli errori altrui – che, invece, capitano spesso e volentieri.

A tal proposito, volete sapere qual è il danno oltre la beffa? Sebbene l’uomo sia la principale parte attiva dello spot, non ne è affatto il protagonista. Non lo è. Anche in questo caso, paradossalmente, la figura protagonista continua a essere identificata nella donna; nella compagna di questo ingenuo sprecone.

Il narratore si rivolge esplicitamente alla compagna dell’uomo (e così, in modo non troppo implicito, a un pubblico generalmente femminile) e palesa empatia con la frustrazione e lo sgomento di lei di fronte ai pasticci provocati da quella schiappa del marito. Una volta tanto che vediamo un uomo che si dedica anche con entusiasmo e di buona lena ad alcune attività, viene messo alla berlina e ridicolizzato per il suo impegno inconcludente e per la sua incapacità di far fronte a operazioni semplici e banali.

Regina Wish
“Aò, ma che sei deficiente? Vai nell’angolo e recita due Ave Maria.”

La donna è lì per aiutare e salvare non tanto lui – eterna fonte di scocciature, bamboccione che va tenuto sotto controllo e che non si può lasciare a far nulla, perché tanto farà tutto male – ma sé stessa e la sua abitazione (un po’ come anche nello spot Tantum Verdedol). L’importante è non sprecare e, come ci suggerisce il narratore, provare a cambiare il compagno sarebbe uno spreco, lasciando intendere che non c’è speranza, per quest’idiota, di imparare a svolgere banalissime attività in modo più efficace. Impedito è e impedito deve rimanere. Bisogna arrendersi a questa realtà e tamponarla come meglio possiamo.

Curiosamente, ma neppure tanto, per la quasi interezza dello spot, le interazioni tra la donna e il suo compagno potrebbero essere serenamente lette come quelle tra un genitore (una madre, perché la madre è l’unico genitore attivo esistente nel mondo degli spot…come anche in quello politico) e suo figlio. Le sciocchezze e i pasticci sono di un livello per lo più infantile, le reazioni di lei sono quelle di esasperazione di un genitore e la scena in cui la donna ferma la mano di lui per strappare in prima persona un foglio di Regina Wish da consegnargli è davvero triste.

Lui è dipinto come un deficiente e trattato come un deficiente; un deficiente senza speranza, per giunta.

Regina Wish
“Visto che brava io, eh? È perché ho una vulva!”

In conclusione, purtroppo non c’è proprio nulla che si salvi, in questo spot.
La donna resta la reale protagonista, quella che si deve realmente occupare della pulizia della casa (anche perché nessun altro è in grado di farlo) e, soprattutto, viene rinforzato il vivissimo e detrimentale stereotipo dell’uomo inguaribilmente impedito e incapace, oltre che infantile.
Così come le donne non sono angeli del focolare che realizzano le proprie esistenze all’interno delle mura di casa, gli uomini non sono dei beoti incapaci persino di svolgere le più semplici operazioni domestiche. Non è il sesso di appartenenza a determinare attitudini, interessi e capacità. Basta, dunque, a tutte le rappresentazioni che continuano a perpetrare questi dannosi stereotipi che, più di quanto a qualcuno di noi piacerebbe ammettere, influenzano concretamente pensieri e immaginari.

Se avete voglia di comunicare la vostra a Regina, potete farlo cliccando sui link in basso.
Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:


1 Con capigliatura, abiti e camioncino giocattolo (nessuno di questi è elemento di determinazione del sesso, ma tutti sono attribuzioni culturali di genere) lo spot intende comunicare che sia un maschio, ma mi andava di specificare che potrebbe tranquillamente essere una femmina.

Precedente Pubblicità che Contrastano le Narrative Stereotipate Successivo Buscofen: Insieme agli Stereotipi, Contro le Donne