Epitact – Gli Stereotipi Sono la Nostra Specialità

L’argomento trattato è completamente differente, eppure lo spot che vedremo in quest’articolo è pressappoco identico a quello discusso nello scorso. Che magia. Scopriamo come e perché le comunicazioni sono simili, iniziando con la visione della pubblicità Epitact.

Una voce maschile ci chiede se soffriamo di calli o duroni, mentre vediamo una donna massaggiarsi l’avampiede con, dietro sé, un bambino e una bambina che giocano. Meno male che Epitact ha inventato dei magici cuscinetti plantari! Via il dolore e torna il piacere di camminare – o meglio, correre dietro a figlio e figlia.


Che velo dico a fare? Lo sapete benissimo qual è il punto.
Lo dico lo stesso, va’, che magari siete capitate o capitati qui per caso e vi state domandando cos’abbia di discutibile questa normalissima (lo è davvero; più nella norma di così si muore) pubblicità.

Epitact
Acciderbolina, acciderboletta. Sento che questo dolore mi impedisce di svolgere il mio dovere a questo mondo!

Come è evidente, il prodotto promosso nello spot riguarda la cura di problematiche legate alla pianta del piede e, in particolare, calli e duroni. Quello che è necessario è dunque comunicare l’utilità e i benefici dell’articolo pubblicizzato, suggerendo l’ottenimento di sollievo dal problema da cui si è afflitti. Nulla da dire, dunque, sul fatto che ci sia dato di vedere una persona (anche qui, come nello spot discusso nello scorso articolo, il fatto che sia una donna non è un caso – nonostante l’assenza di ulteriori specifiche di targetizzazione per sesso) disturbata dal dolore al piede, che massaggia. Da dire c’è però sul fatto che, sebbene questa donna e il suo disagio potessero essere rappresentati in molti altri luoghi e contesti, e sebbene la donna stessa potesse essere caratterizzata in vari modi, o potesse essere anche priva di caratterizzazioni peculiari, Epitact ha scelto di farcela vedere a casa, alle prese con il proprio figlio e la propria figlia (lei ingonnellata gioca con la corda, lui con una palla perché ehi, femmina e maschio!). L’azienda ha, insomma, deciso di connotare la protagonista come una casalinga, moglie e madre che va a unirsi alle decine e decine di altre casalinghe, mogli e madri che popolano gli spot che scorrono da mattina a sera sui nostri schermi, rinforzando la già ampissima diffusione di questo schema rappresentativo. Con tutto che a essere pubblicizzato è un prodotto che non c’entra nulla con ambiente domestico e famiglia!

Epitact
Finalmente posso rincorrere mio figlio Carletto e impedirgli di rubarmi la borsetta!!

Coerentemente con lo schema, non c’è neppure la più vaga traccia di presenza maschile adulta all’interno dell’ambiente domestico. La casa è regno al femminile – l’unico che possa essere tale. L’esistenza del marito, padre di bimbo e bimba, è ovviamente sottesa (non prendiamoci in giro, ‘ché offendiamo i nostri preziosi cervelli e non se lo meritano), con lui inevitabilmente da intendersi come fuori a lavoro, come da immaginario tradizionale basato sulla divisione patriarcale dei ruoli. E dire che, pur senza modificare la comunque discutibile struttura dello spot (per la scelta di ruolo e contesto), avremmo potuto vedere il compagno di lei giocare con figlio e figlia per poi venir raggiunto da lei una volta utilizzato il prodotto pubblicizzato. Ecco che avremmo avuto la famigliola allegra e felice, e un uomo che espleta serenamente la sua funzione genitoriale. Invece, sempre nonostante l’assenza di correlazione con il prodotto, Epitact ha scelto di consegnare alla protagonista la dedica di tempo alla cura della prole, manifestando un’arbitraria decisione di rappresentare non solo una donna, ma una mamma (e una mamma che sta a casa con figlio e figlia). Le stesse decisioni si riflettono nello spot Epitact per la rizoartrosi, con l’unica differenza che al posto della madre qui, da sola e con degli infanti, abbiamo una nonna…che sta cucinando.

Epitact
Guardate! Guardate! Una casa, una donna, un bambino e una bambina. Proprio come nell’altro spot 😀 😀 😀

Come al solito, anche nel caso di quest’azienda mi son presa il tempo per esplorare le scelte comunicative oltre quelle pubblicitarie. Sarebbe interessante se anche Epitact mostrasse uno schema simile a quello già visto con Kefir Milk, viste le similitudini nella narrazione. Che dite? Che dite?
Beh, provate a fare un gito sul sito web Epitact e scoprirete che tutte le problematiche che si offrono di risolvere con i propri prodotti vengono presentate come esclusivamente legate al sesso femminile. Che si tratti di rizoartrosi, alluce valgo, dolori sotto l’avampiede e ginocchia doloranti non conta. A essere rappresentate sono solo donne. Ah, c’è un uomo nell’immagine sulle ginocchia doloranti: il marito dormiente della donna che ha male al ginocchio. Davvero, è l’unico uomo. Il fatto che alcuni (non calli e duroni né ginocchia, per esempio, ma non ha fatto la differenza) di questi disturbi colpiscano con maggior frequenza la popolazione femminile, non può essere valida ragione per decidere di non considerare rappresentativamente migliaia e migliaia di esseri viventi affetti, soprattutto se ci sono multipli slot in cui poter inserire figure a piacimento. Se non un ideale due uomini e due donne, quantomeno tre donne e un uomo sarebbe stato tranquillamente fattibile, per Epitact. A questa già ampiamente esplicativa scelta, si aggiunge il fatto che anche le confezioni dei prodotti Epitact sono rese al femminile, con forme e assenza di peli (perché le donne non hanno i peli, non dimentichiamolo) che parlano chiarissimo. Un altro caso di prodotto di potenziale utilità per uomini e donne che decide di parlare solo alle donne.

Epitact
L’unico esemplare di maschio della specie sul sito Epitact; è tutto da untuire, dal capo quasi completamente coperto. Che emozione!

In conclusione, grazie allo spot Epitact ci troviamo dinanzi a un’altra occasione persa per rappresentare le donne come esseri umani non necessariamente legati al ruolo materno e domestico. Ci si augura, senza troppo sperare, che il futuro dell’azienda decida di lasciar dietro sé questa tremenda carenza di creatività e/o questo intento di rinforzare i limitanti immaginari della divisione di ruolo per sesso.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

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