Nonno Nanni – Il Nonno più Stereotipato che C’è

Buona domenica, carissimi e carissime. Con lo spot di cui sto per scrivere restiamo fermi all’ambiente degli alimenti che, come sappiamo, ha particolarmente a cuore gli stereotipi di genere, per via del suo stretto legame con l’ambiente domestico. Passiamo subito alla presentazione del marchio protagonista, Nonno Nanni, e visioniamo insieme lo spot in questione.

Partendo dall’analisi audiovisiva del contenuto, veniamo subito introdotti alla narrazione di una voce che decanta una perla di saggezza pronunciata da suo nonno, Nonno Nanni, mentre a video scorrono le immagini di quelli che saranno alcuni dei commensali che più avanti si nutriranno dello stracchino pubblicizzato. In un’ambientazione che enfatizza il naturale, lo spot ci mostra rapidamente le varie fasi che portano al consumo del prodotto da parte dei presenti, per poi concludersi con lo slogan del marchio. Vediamo un po’ cosa c’è da dire.

Forse qualcuno ricorderà che non è, questa, la prima occasione in cui entrano in campo i nonni nel contesto di una pubblicità di alimenti. Per rinfrescarvi velocemente la memoria vi invito a dare un’occhiata agli articoli su Polenta Valsugana e Luciana Mosconi. Già solo alla luce di ciò dovrebbe apparire con una certa chiarezza l’elemento di aggravante che caratterizza lo spot Nonno Nanni. Ma andiamo per gradi.

Sebbene la pubblicità presenti anche alcune figure maschili (l’uomo che vediamo anche in auto, intento a osservare il panorama, l’anziano seduto al tavolo e uno dei bambini), quali sono gli elementi che è stato scelto di delegare ai compiti domestici? Quelli femminili. Esclusivamente quelli femminili, come per usuale e tossica tradizione sessista e stereotipata.

Ecco dunque che vediamo la protagonista (almeno si presuppone che la si debba intendere come tale) che apparecchia la tavola e che si cura anche di servire i piatti. Ma se pensavamo che potesse bastare attribuire questo tipo di attività a una sola figura femminile, sbagliavamo di grosso. Nello spot dello stracchino Nonno Nanni si fa ben di più. E la seconda figura femminile che vediamo adibire il proprio tempo e i propri sforzi in tal senso è…una bambina, che possiamo osservare portare una pila di piatti verso l’esterno e che potremmo dedurre essere la figlia della protagonista.

Stracchino Nonno Nanni

Che l’abitazione sia della donna, la quale sta ospitando le altre persone presenti (non sono chiariti eventuali legami e non ne trovo di particolarmente evidenti) non è in modo alcuno un elemento che può giustificare il fatto che nessuno – tranne la bambina, già intenta nel suo training da futura casalinga – si interessi a darle una mano (anche se sappiamo bene che ci si aspetta che l’ospite che aiuti sia in ogni caso anch’esso una donna). Certo, di buono c’è che quantomeno le due mangiano e, anzi, sono le uniche che vediamo mangiare. Gli spot di alcuni marchi, non dimentichiamolo, non hanno degnato le figure femminili neppure di quello, relegandole unicamente alla sfera servile (ciao, Barilla, non ti dimentico mica!).

Non è un caso che sia una donna ad apparecchiare e servire.
Non è mai un caso,
non è mai parte di una più ampia varietà, ma è sempre parte dello specchio del retaggio culturale che continua a condizionare le menti di migliaia. Si tratta della quasi totalità delle rappresentazioni mediatiche di questo genere di compito e attività. Ecco perché è un problema e continuerà a esserlo fino a che non si raggiungeranno equilibrio e varietà reali, che possano finalmente comunicare a uomini e donne, ragazzi e ragazze, la reale ampiezza del proprio potenziale individuale, ancora così fortemente soffocato dai costrutti sociali.

Stracchino Nonno Nanni

Ma torniamo alla questione dei nonni.
Nelle pubblicità trattate in precedenza la nonna è il fulcro contenutistico, inquadrata con chiarezza nel suo interesse per la cucina e per la nutrizione dei familiari. I prodotti Nonno Nanni posseggono la figura del nonno già a partire dal nome del marchio, eppure nella pubblicità non c’è neppure l’ombra di un nonno. La ragione per cui le nonne di Polenta Valsugana e Tagliatelle Lucia Mosconi sono attive in cucina e sono interessate all’uso dei prodotti pubblicizzati è che sono donne. Ma essendo un uomo, il caro Nanni ha il privilegio di limitarsi a donare il proprio nome al prodotto, senza bisogno di metter mano direttamente all’uso dello stesso.

Pur di giustificare l’utilizzo di una figura femminile e non far comparire un signore che serva a tavola, si è fatti il salto dal nonno…alla nipote del nonno1. Non il nipote, eh. E neppure il figlio o il fratello, che poi andiamo a rompere le convenzioni tradizionali e sia mai che si mostrino esseri di sesso maschile a proprio agio a preparar tavole e servir alimenti ad amici e familiari.

Robiola Nonno Nanni

Come sono solita fare, sono andata a controllare anche altri spot del marchio. In uno, il più recente sulla Robiola, del 2016, il nonno appare anche! Lo fa sotto forma di figura affascinante che ammalia i bambini con le sue storie e le sue lavorazioni. Ciononostante, a servire la robiola a tavola è una donna (un’altra nipote. Che convenienza, queste nipoti). E c’è persino l’immagine di un’altra donna che imbocca del pane a quello che si suppone essere il suo compagno. Ma l’amore per gli stereotipi di genere non è una novità negli spot Nonno Nanni. Guardate un po’ la primissima pubblicità televisiva del marchio:

Insomma, da allora non pare si siano fatti troppi passi avanti. Lo spot su cui si focalizza l’articolo sarà anche del 2014, ma va in onda ancora oggi e questo è ciò che conta. Spero e mi aspetto qualche passo in avanti e qualche bella sorpresa anche da questo marchio, ma per il momento la bocciatura è inevitabile.

Questo è quanto, per il momento!
Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:


1 A onor del vero, la narrazione originale dello spot (che risale a ben due anni fa) è priva della connessione parentale con il nonno. Al contrario di questa versione, dunque, non sollecita a percepire la protagonista come la nipote di Nonno Nanni, ma semplicemente come una donna qualsiasi.

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