Registratore di Stereotipi Barbie

Dopo aver concluso il 2020 parlando di infanzia, inizio il 2021 facendo lo stesso. Perché tutto quel che viene poi, è creato e nutrito dai semi che piantiamo qui. E sono semi orrendi come mai prima d’ora. Che ci dici, Barbie?

Udite, udite! L’allegro brand Barbie, che negli ultimi anni ha speso più di qualche soldino per convincere di essere progressista e inclusivo (con grande successo, perché ci vuole assolutamente nulla a farlo, e i brand lo sanno benissimo. Noi molto meno), si conferma l’esatto contrario, con zero sorpresa di chi ha sviluppato una misura di immunità – e, ahimè, non è mai abbastanza – alla manipolazione del marketing.


Cosa abbiamo qui, in questa clip di appena 15 secondi? Due bambine, di cui una che sosta dietro alla cassa di una stanza-negozio tempestata di rosa e un’altra che fa il suo ingresso sculettando vistosamente. Proprio così. Sculettando, ancheggiando di qua e di là. Una bambina che sculetta, che dimena il deretano di bambina a destra e sinistra. Insomma, vedete voi come preferite esprimere il concetto, tanto sempre quello è. Ah, aspettate. Questo è il punto in cui inserisco la definizione di “sculettare”, per diletto.

Sculettare. v. intr. “Ondeggiare in modo accentuato le anche e le natiche nel camminare, per lo più come atteggiamento di femminile civetteria o esibizionismo.” (ndr. fondamentale quel ‘femminile’).

Esemplare di cucciolo di femmina che muove i suoi primi civettuoli passi nel mondo rosa dell’allegra frivolezza.

Povera cara, sarà che è una bambina (ah, queste mocciose!) ma non le riesce neppure benissimo, questa questione dello sculettare. Guardate come muove goffamente anche le spalle. Male, male. E quei mutandaloncini, poi, non saranno troppo lunghi? Immagino gli adulti sul set che le dicono come muoversi (certo ho il buon cuore di non pensare nessuno/a alla lettura a un livello tale da credere che la bimba cammini così per natura) e sento un curioso impulso di sputar loro negli occhi. Chissà come mai. Insomma, vogliono solo far sculettare una bambina. Che lagna che sono! Che esagerata che sono. Andiamo avanti!!!

Arriva un’entusiasta voce di donna che chiede a chi è in ascolto “Ti piace fare shopping con le amiche?”. Nel dubbio che non fosse stato reso sufficientemente chiaro dal rosa, dalla presenza di un negozio di abbigliamento e di sole femmine, Grandi Giochi e Barbie ci tengono a specificare che stanno parlando solo alle femmine. Via, maschi! Andate, boh…ad arrampicarvi o a tirare calci a una palla con i vostri amici. Noi femmine dobbiamo far finta di fare shopping ed esercitarci a essere civettuole per la futura soddisfazione degli uomini (tranqui, ci educano anche a dire che lo facciamo per noi stesse, così si è tutti contenti). Anche perché si sa che operare le casse è mestiere da donne, uno dei sei disponibili (mamma, casalinga, cassiera, infermiera, maestra e modella).

Fashion Store, naturalmente. Non penserete mica di poter comprare, chessò, articoli sportivi, attrezzi, mobili, libri o altra robaccia che non abbia a che fare con l’aspetto! Che bimbe sareste, poi? Tanto varrebbe farvi chiamare Fabrizio e tagliarvi i capelli, dacché i capelli corti, come si sa, determinano il sesso maschile.

Dicevo! Divertiti con il registratore di cassa di Barbie, bambina! Sono rosa pure i tasti, c’è la faccia di Barbie e c’è scritto Fashion Store! Non ci crederai, mia piccola, ma anche i soldi sono rosa. Per non parlare della carta di credito. Addirittura si chiama Pink Card (per le daltoniche che non riconoscono il rosa nel rosa). Una goduria per gli occhi di femmina che ti ritrovi, no? No?  Ed eccoti lì, adulta in miniatura, con una manciata di buste piene di indumenti meravigliosi che ti aiuteranno a vivere la vita come in una vetrina in cui essere esposta. Meraviglioso! Grazie, Grandi Giochi. Grazie, Barbie. Sono elettrizzata dal valore educativo comunicato.

Oh, sono certa che a tantissime e tantissimi quelle dello spot sembrino immagini normalissime, senza nulla di discutibile. Potrei scommetterci. Certo che ci sembra normale. Siamo state e stati abituati a queste immagini di bambine e ragazzine. Di conseguenza, in un certo senso sono davvero normali (nel significato di comune, usuale, abituale, conforme alla consuetudine), adesso. Sono state normalizzate. Ed è questo il problema che troppi di noi sono stati resi troppo ciechi dal riconoscere. Dovrebbe farci inorridire. Dovrebbe farci venire le lacrime agli occhi vedere bambine adultizzate, sessualizzate e tormentate da modelli che le vogliono superficiali, frivole, assolutamente ossessionate dal loro aspetto. Ma non lo fa. Non lo fa più. Per troppi e troppe di noi. Questo è il punto a cui siamo.

Ecco qui la piccola Arcibalda, in posa con i suoi ultimi acquisti, che esporrà nella sua prossima live Instagram, applicando filtri a “perfezionare” i suoi orridi difetti di fabbrica (dannata natura, bleah) e con make-up sponsorizzato! Naturalmente non mancheranno i muntandaloncini e atteggiamento civettuolo accuratamente appreso. Per la gioia di…non di Arcibalda. Mai, davvero, di Arcibalda. Ma possiamo convincerla che sia così, e allora tutto bene. No?

Il mio appello è alle donne e agli uomini (anche alle ragazze e ai ragazzi), specialmente coloro a contatto diretto con bambine e bambine, che hanno preservato quell’istinto che comunica loro quanto sia spaventosamente sbagliato tutto questo, quanto male faccia alle bambine, alle donne che verranno. Ma è anche a chi pensa che sia normale. Invito loro a domandarsi, e poi a ponderare sulle implicazioni e conseguenze delle risposte, se credono che sia nella natura delle bambine (e delle femmine della specie umana in genere) essere frivole, atteggiarsi sessualmente, essere fissate con compere ed estetica. Invito anche a immaginare un bambino1, un maschio, rappresentato a questa stessa maniera, ancheggiamento e mutandaloncini inclusi, captando l’eventualità che sorga disagio, chiedendosi poi perché altrettanto disagio non sorga alla vista della bambina ugualmente atteggiata. Possiamo, tutte e tutti, arrivare a capire quanto profondamente spaventoso sia il fatto che ci abbiano abituati a questo, per le bambine. Le abbiamo abbandonate e ogni giorno speso a far nulla (e “qualcosa” può essere pochissimo, anche solo parlare della questione con amicizie, parenti, colleghi/e) per liberare la loro infanzia e il loro futuro da questa monnezza, è un giorno in cui le abbandoniamo di nuovo, da capo.

Grandi Giochi lo trovate qui, qui e qui.

Da rosaland è tutto. Passo e chiudo, che ho shopping da fare.
Alla prossima e, mi raccomando, occhio all’indottrinamento di bambine e bambini.


1 Nel frattempo, come sappiamo, a loro toccano fenomenali (sarc.) modelli aggressivi, attivi e sportivi, tra mostri, eroi, spazio e dinosauri.

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