L’Inaccettabile Risposta dello IAP allo Spot Sessista Arancia Rosaria

Pubblico questo breve post (che in ultimo è diventato tutt’altro che breve) di aggiornamento per informarvi del fatto che, questa mattina, ho ricevuto la risposta dallo IAP, l’Istituto Autodisciplina Pubblicitaria, in relazione allo spot Arancia Rosaria. A seguire, il messaggio ricevuto:

“Il Comitato di Controllo, aveva già esaminato tempo fa il messaggio in oggetto, non condividendo la lettura prospettata, non aveva ravvisato profili di contrasto con le norme del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

L’organo di controllo aveva ritenuto infatti che lo spot non andasse oltre la rappresentazione di un gioco di seduzione tra i protagonisti, che non si risolve in aspetti volgari o lesivi della dignità della persona.

Il caso pertanto era stato archiviato.”

Intanto, invito chi non abbia familiarità con lo spot o chi voglia rinfrescarsi la memoria a darvi un’occhiata.

Fatto? Benissimo. Ora, tenendo a mente quanto visto e considerato, esaminiamo le parole scritte dal comitato IAP.

1. “L’organo di controllo aveva ritenuto infatti che lo spot non andasse oltre la rappresentazione di un gioco di seduzione tra i protagonisti”

Poiché non avviene alcuno scambio seduttivo tra i membri della coppia (eh già, nello spot c’è una coppia e l’uomo in calore che parla è impegnato con la donna con cui è seduto a un tavolo), bisogna dedurre che i protagonisti dello spot siano l’uomo, appunto, e Rosaria, la simpatica passante che porta arance.

Ora che abbiamo inquadrato i protagonisti, dovremmo riuscire a identificare il gioco di seduzione. Chi sta seducendo chi!? E qui casca l’asino. Nello spot Arancia Rosaria non c’è NULLA che sia definibile come gioco di seduzione! Intanto non avviene niente TRA l’uomo e Rosaria. La donna non fa altro che camminare per strada portando delle arance! Non fa nulla per sedurre o comunicare con il tizio. Assolutamente nulla. Ciò la esclude da agente attivo di un eventuale ‘gioco di seduzione’. Anche l’uomo non comunica con Rosaria, che è l’OGGETTO dell’esternazione pronuciata, ma non il soggetto a cui è rivolta. Non c’è comunicazione e, senza comunicazione tra le parti, non può esserci seduzione.

Eppure, guardate un po’. Questa visione è perfettamente in linea con quella retrograda e sessista per cui una donna è seduttrice già solo per il suo semplice essere, pur senza dire o fare nulla, e l’uomo è istintivamente portato a reagire a tale seduzione – anche ove inesistente. La stessa visione che fa sì, per esempio, che si costringano le ragazze a specifici dress-code volti a evitare la sollecitazione dei desideri maschili (chiaramente non è neppure preso in considerazione il desiderio femminile, parlando di pensieri retaggio di mentalità obsolete per cui la donna non è neppure vista come soggetto sessualmente autodeterminato e dotato di libido attiva, bensì unicamente come inevitabile soggetto passivo dell’interesse altrui).
La stessa visione, per intenderci, che nutre la cultura dello stupro.

Nessuna persona non sessista e che non veda la donna come oggetto alla mercé della libido maschile penserebbe che un comportamento come quello messo in atto dall’uomo dello spot sia inquadrabile come tentativo di seduzione.

Ecco, così, che si insegna all’uomo che può sentirsi LEGITTIMATO a fare e dire ciò che meglio crede in relazione alle donne che trova attraenti. E infatti l’uomo di questo spot cosa fa? Arriviamo al punto 2.

2. Non si risolve in aspetti volgari o lesivi della dignità della persona.

Come? Come si può ritenere che un’espressione – e non è neanche SOLO l’espressione, ma anche il modo e il contesto in cui è pronunciata – quale: “Ti sbuccerei tutta”, esternata a voce alta nei confronti di una passante che cammina tranquilla per fatti suoi non sia volgare e non sia lesiva della dignità della persona? – connotandosi, al contempo, come fuori luogo e offensiva anche per la povera compagna del “protagonista”.

Quest’uomo si prende la libertà di voltarsi e, in modo spudorato, annunciare ad alta voce che vorrebbe spogliare una passante – come fosse un’arancia – eppure lo IAP non ritiene sia presente l’elemento della volgarità.

Ah, fatemi indovinare! La cara Rosaria dovrebbe magari anche sentirsi lusingata del fatto che un tizio qualsiasi voglia SBUCCIARLA e non si vergogni (quanto dovrebbe, invece) a dirlo, peraltro a prescindere da situazione e compagnia?
Rasenta quasi l’incredibile quanto sia necessario essere profondamente ancorati al maschilismo per ritenere innocuo un simile spot, che è con evidenza ricco di elementi dannosi e discutibili.


Ricapitolando, la pubblicità Arancia Rosaria non possiede criteri che possano porre in essere quello che lo IAP chiama un gioco di seduzione tra i protagonisti. Tale elemento NON esiste. La sua non-esistenza è talmente evidente da essere inequivocabile – salvo porre ogni attenzione alla legittimazione del maschio a oggettivare la passante, ignorando la considerazione umana degli altri due soggetti presenti, nonché il contesto generale. In aggiunta, bisogna esercitare uno sforzo notevole per fingere che l’espressione “ti sbuccerei tutta”, sia nella sua presenza letterale che nella sua significazione, sia privo di volgarità.

Ne consegue che la risposta che lo IAP fornito in reazione alle segnalazioni non sta in piedi, è incongruente, basata su espressioni non solo opinabili ma facilmente confutabili e, pertanto, inaccettabile.

Alla mia personale e auto-assegnata missione di denunciare l’ampiezza della presenza di sessismo e stereotipi nelle pubblicità si è, con oggi, ufficialmente aggiunta la missione di operare affinché in Italia possa nascere un organo SOCIALMENTE SENSIBILE E RESPONSABILE che si occupi della disciplina delle pubblicità – o che quello attualmente presente possa mutare in tal direzione.

Con questo, ancora livida di rabbia, passo e chiudo.

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